lunedì 15 novembre 2010

Letteratura argentina e la conquista del deserto Parte II 1(872-1896) Jens Andermann / Birkbeck College

 Continua la traduzione dell'epopea romantica dei soldati che massacravano allegramente indiani al confine, epopea che nessuno consceva, nemmeno io, prima che emix mi desse tutte queste pagine da tradurre, senza pagarmi un soldo.

Ma è roba carina se siete curiosi, almeno a me interessa.

Ma io m'interesso a tutto, quindi non faccio numero.

Retrato del General Roca en su carpa en los márgenes del Río Negro. Lo acompañan los generales Vintter, Teodoro García y Conrado Villegas; Roca, Julio Argentino (Ritroatto del generale Roca nella sua tenda ai margini del Rio Negro, lo accompagnano i generali Vintter, Teodoro Garcia E Conrado Villegas;Roca, Julio Argentino)
  Proprio come il piano di conquista di una decade prima, in queste apologetiche storie di conquista, la violenza delle operazioni viene  volgarizzata all'interno dei luoghi comuni e delle formule sommarie del discorso militare.




Ma è da un altra parte, nelle crónicas,che si affaccia  il lato disturbante della violenza modernizzatrice: 
Ciò che viene rivelato da  Mansilla nel suo Excursión a los indios ranqueles Escursione presso gli indiani Ranqueloes(1870) -la fame, il reclutaento forzoso, e la rovina del vaiolo - quello che Eduardo Gutiérrez 
avrebbe richiamato un quartiere di un secolo più tardi, nel suo :  Croquis y siluetas militares (1896),negli anni dell'avanzata finale viene riportato da un ingegnere francese, Alfred Ébélot, che era stato contrattato dal ministro  Adolfo Alsina per dirigere il lavoro su una trincea di confine. Le cronache di  Ébélot,la maggior parte delle quali venne pubblicata in francia nella Révue des Deux Mondes (Rivista dei due mondi),creano, nelle parole di   Juan José Saer, "questa singolare atmosfera che, secondo me, può essere trovata solo nei migliori film di John Ford." (Saer 1997: 73) 

CatrielCatriel arrivò nella compagnia di un eterogeneo consiglio di guerra, nel mezzo del quale, sarebbe stato possibile tirar fuori uno studio comparativo sui vari livelli di bruttezza indiana.
 A cavallo, quelle persone facevano una buona impressione, mentre muovevano abilmente i loro splendidi animali, con le bardature rifinite d'argento.

Ma una volta a piedi, erano uomini diversi, gambe storte, spalle incavate,La loro camminata impacciata ostacolata da speroni con grosse ruote che trascinavano sul terreno con un suono metallico;
Tutto quello che li riguardava era volgare e senza grazia alcuna.
.(Ébélot 1875-79: 53)





El cacique Pincén; Pozzo, Antonio





 Qui, quindi, la lente telescopica del reporter di guerra ha rimpiazzato la visione totalizzante dello stratega militare, fornendoci una visione fisiologica, mediata da un concetto ontologizzato, occidentale, di bellezza fisica, (uno status che
Ébélot, in altre occasioni, prontamente trasferisce a virtù, lavoro, e proprietà) e che traduce immediatamente la differenza con inferiorità. 

Comunque, ciò che distingue questa prosa dal monumentalismo laborioso di
 Zeballo   è la precisione del dettaglio, quel "suono di acciaio antico" che ci assale con quell' immediatezza, che      Roland Barthes, nelle sue meditazioni sulla fotografia, chiama " punctum:" una  puntura improvvisa, un dolore acuto ed intenso, uno stato di momentaneo shock, durante il quale il passato istantaneamente ci raggiunge ,solo per sfuggirci una volta ancora. (Barthes 1993)
 
  PForse questa immediatezza istantanea avviene nella crepa che attraversa il discorso di   Ébélot, quasi ad invertire lo schema dei valori, : fino a quando non smontano da cavallo, gli indiani non sono ritratti dal punto di vista dello psicologo, ma da quello dell'avventuriero, che repentinamente ne ammette l'abilità e ammira la bellezza dei loro animali adornati.  

In questo sguardo c'è invidia e desiderio, ancora più se lo paragoniamo allo sguardo  accigliato che
 Ébélot scaglia sulla maniera disastrosa in cui la cavalleria argentina mantiene i suoi cavalli..
"L'elemento principale di questa guerra, insiste-Ébélot- è la cavalleria, che deve ancora essere creata, nell'armata argentina.." (Ébélot 1875-79: 156)
  Abbastanza stranamente, nell'opinione di questo ingegnere francese, ciò che era decisivo ai fini della guerra, non è la "santa trinità" di ferrovie, telegrafo e fucili remington, : ed è l'avventuriero piuttosto che il tecnico a parlarci in questo momento, l'avventuriero che preferisce l'elemento arcaico ed epico di questa guerra ai confini della civiltà, un punto di vista che fornisce anche agli indiani, in quanto nemici a cavallo (equestri nel testo, Ndt) un certo gradi di nobiltà, ( che perdono immediatamente appena sconfitti, e disarcionati).

Frainteso come un " pacifista umanitario ",  (vedi Saer 1997), Ébélot ha lasciato memorie entusiastic
he sulle sue partecipazioni ai combattimenti,ed assapora il pericolo dell'approssimarsi all'"orda" indiana, :

C'è nel suo linguaggio un linguaggio veramente epico, e una violenza erotica, una precisione brutale, che per un attimo confonde bianchi ed indiani, civilizzati e selvaggi.

Ma si tratta di entusiasmo puro e non sentimentale per l'esperienza della guerra in se, che permette a  Ébélot di comprenderne l'aspetto meno luminoso, e, all' opposto di autori più contemporanei, di stare concentrato sui dettagli sordidi senza permettere che la narrazione fugga verso l'astrazione morale. 

Il ricordo finale che rimane con me di quel giorno è l'esecuzione di 2 indiani che erano stati presi prigionieri.


Posso ancora vederli, piccoli e tozzi, impassibili, nello sgraziato atteggiamento degli indiani appiedati, ergersi di fronte al Comandante in capo e rispondendo invariabilmente "non lo so" a tutte le domande che l'interprete gli chiedeva riguardo i loro capi, le loro forze, o dettagli sull'invasione.

"Ne ho abbastanza"  disse semplicemente il generale [...] 

I due uomini con le mani legate dietro la schiena, corsero,inciamparono,  ed urlarono ad ogni colpo,: Señor! Señor! era tutto quello che sapevano in spagnolo.
Uno di loro, vedendosi di fronte ad un pozzo senza parapetto, vi si lanciò dentro, di testa, e sparì. Almeno la sua agonia fù breve, ma ciònonostante lo spettacolo fù repellente;mentre i suoi depravati guardiani controllavano l'acqua con le loro lancie,  moltitudini di rane spaventate si radunavano in sporche ghirlande sui muri  del pozzo aperto.
 Ero agghiacciato dall'orrore, e il mio sguardo cadde sull'altro indiano steso sul terreno, in agonia.
Un ufficiale ebbe pietà e ordinò gli venisse tagliata la gola. ma come se questo non fosse sufficiente,mentre l'orrore dei suoi rantoli peggiorava ad ogni istante, gli infilzarono una daga fin dentro al cuore.(Ébélot 1875-79: 74-75)


"Posso ancora vederli" c'è qualcosa, nel suo linguaggio apparentemente,che Ébélot  non può trattenere dal ritornare,quasi misticamente, sulla scena dalla quale era stato incapace di voltare lo sguardo, in quell' eccesso di crudelta che, a quanto sostiene l'ingegnere, era sprovvisto di ogni significato e funzione. : "Sarebbe già un segno di umanità sparargli" scrive più tardi da qualche parte, essendo stato testimone di esecuzioni di massa ce, insiste " superano la missione di civiltà nel nome della quale erano state compiute" :"Senza giudicare le esecuzioni di massa da alcun punto di vista morale, possono essere definite una stupidaggine dal lato pratico"  (Ébélot 1875-79: 123) 
Una violenza civilizzatrice, secondo Ébélot,  deve essere applicata in dosi terapeutiche, e accompagnata da incentivi ad allontanarsi dalla vita selvaggia: devono esistere trincee contro le invasioni, certamente, ma anche "nuove città, circondate da boschi e piccole piantagioni"   dove, una volta sottomesse, le popolazioni indigene potessero sistemarsi e  iniziare un percorso di "Civilizzazione".



Il problema  [...] riguarda il sopprimere lo sterile comunismo in cui vegetano, sotto il dispotismo patriarcale dei loro capi; dare ad ogniuno loro, in altre parole, con la proprietà della sua terra ed una casa, il senso di indipendenza dell'essere umano. ...(Ébélot 1875-79: 31)
Alla frontiere, in ogni caso, queste pie utopie di miglioramento urbano - che nella città natale diÉbélot Paris, erano state testate efficacemente alcuni anni prima, con la re socializzazione la classi sociali pericolose, dopo aver abbattuto la rivolta dei Comunardi,  dopo avere passato a fil di spada, o incarcerato, i  membri più pericolosi.- sembrano non resistere più dei castelli di sabbia di fronte al vento della patagonia. 
. O meglio, il solo feticismo da bene materiale, alla frontiera sud, come anche pochi anni prima nelle savane del nord di Chaco, "posti oscuri sulla terra" fallisce nel esercitare qualche effetto sulla coercizione, se non è rinforzato dalla vigilanza permanente.

  "Quei criminali in gabbia informa -Zeballos nel 1881-, appena gli è permesso lasciare i campi, si trasformano nuovamente in selvaggi, se non sono accompagniati da veterani." (Zeballos 1881: 93) mentre nei centri urbani del capitalismo, una finzione di reciprocità capitalistica, forma il cuore dell'egemonia borghese, la violenza, un tipo iperbolico,necessariamente eccessivo "tipo" di violenza, diventa l'unica corrente narrativa ad estendere la sua egemonia nella popolazione della frontiera. sostenendo una forma di potere che ancora una volta ha assunto le forme di quello che focault chiamava "potere supremo"  (Foucault 1977). In una delle ultime cronache della frontiera, "Il soldato di prima linea", Eduardo Gutiérrez scrive:

 

Il soldato di prima linea entra nel nostro esercito per due ragioni, o (Hooked?) viene catturato, o  è condannato al servizio militare.
 In un caso o nell altro, vede il suo periodo di detenzione finire, senza che il governo od un suo immediato superiore si preoccupino di rilasciarlo . [...]  


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