domenica 10 giugno 2012

I quietofobi



In questi giorni per una ragione o per l'altra casa mia sta diventando un via vai di gente che arriva e che esce, spagnoli, italiani, portoghesi, bulgari, e tutto il resto del peggio d'europa.

Niente di male, sono tutti amici miei, gente che poi magari rimane a dormire sul divano perchè ha sonno e non ha voglia di andare a casa, o con qui ci prendiamo una sbornia,  però molti di loro hanno una cosa in comune, non sono capaci di stare da soli.

Lavorano dieci ore al giorno in mezzo alla gente e alla fine della giornata, invece di tornarsene a casa per riorganizzare le idee dopo una simile full immersion di "altri",  escono insieme ad altre persone, parlano, parlano, parlano, chiedono consigli.
E non sono gente strana, la maggior parte è esattamente così, gente che viene definita dall'intorno, quadri con una cornice così grossa da fare sparire il quadro. 

Il problema di stare in mezzo alla gente è che ti prosciuga, più parlo con una persona, più la odio, a volte mi basta mezz'ora di conversazione che già provo l'istinto profondo di schiaffeggiare qualcuno per le stronzate che dice.  
E non lo faccio perchè dica cose che suonano solo incredibilmente stupide, mi viene voglia di strozzarla perchè dice le stesse cose che mi sono state ripetute da altre cento persone prima di lei, mi viene voglia di prendere questa persona a calci perchè sarebbe come prendere a calci quelle centinaia di persone che hanno ripetuto fino alla nausea quell'idea prima di lei.
Perchè le idee hanno dei livelli di comprensione, non è che basta dire che 

: "Mi piace la filosofia" 

Per conosccere "la filosofia". La conversazione potrebbe continuare così.

"Quale filosofia?" 

"Spinoza, Kierkegaard, Nietzche, Platone, Gorgia, Anassagora"

"Oh, Nietzche piace pure a me, sopratutto la faccenda della maledizione del cristianesimo" 

"Non so di cosa tu stia parlando"

"Ok,ok, mi piace anche quando fa la metafora dell'equilibrista, nello zarathustra" 

"Zara che?" 

"Conosci Hegel?"

"Oh si! Un genio"

"Ora capisco"

Le idee sono come delle cipolle, strato dopo strato ci si avvicina a conoscere quello di cui si parla, mentre le parole sono come delle coperte, utilissime per nascondercisi sotto, quando non si conosce quello di cui si parla. 

Quante volte avrete sentito questa conversazione?
"Mi piace la musica" 

"Che musica ti piace?"

"Tutta la musica" 

"Eh, ma qualche genere, qualche autore?"

"Tutta" 

(Seguono urla e ceffoni al malaugurato coglione) 

E così questa gente impara qualche buzzworld, qualche stilema (come direbbe Lapo Elkann) e va avanti così discutendo con gente che non sa nulla di nulla, creando conversazioni metafisiche di questo tenore :

"Ah quindi ti piace la pittura?"

"Si si, mi piace la pittura, e a te piace la pittura?"

"Oh, anche a me piace la pittura, Leonardo, Donatello, Raffaello"

"Ah già, che belli! Anche Caravaggio è bello"

"E poi mi piace la musica classica, Beethoven, Mozart, Vivaldi"

"Anche a me" 

"Oh che bello!" 

"E anche la letteratura non è male, i Promessi sposi, la Divina Commedia"

"Anche Pasolini è bello, e D'annunzio si faceva i pompini da solo"

"Già, i pompini!"

E queste sono le discussioni che vengono fuori in società quando questa gente, questi quietofobi, questi ripetitori ambulanti di brandelli di cultura premasticata.
La stessa gente che alle superiori magari vi prendeva in giro perchè leggevate un libro dell'autore che stavate studiando, anche se non era compreso nell'interrogazione. 

Quelli che appena avevano una serata libera la passavano in discoteca, mentre magari tu imparavi a suonare uno strumento, leggevi un libro, andavi a vedere un museo, o comunque facevi qualsiasi cosa DA SOLO.

Ora si incontrano in giro e scoprono di non conoscere assolutamente niente, di non poter comunicare niente, di non "essere" niente, allora hanno deciso di mettere su una maschera fatta alla ben'e meglio per confondersi, senza rendersi conto di essere ancora più ridicoli.

Perchè non è facile imparare qualcosa, e richiede tre cose che queste persone, i quietofobi, non hanno : 

1) Pazienza. 
2) Coraggio.
3) Orgoglio

Serve pazienza per capire qualcosa, a volte bisogna sbagliare e ritrovarsi a vagare per praterie completamente sconosciute, imparare è un avventura, non un pranzo di gala. 
Pazienza per stare soli e conoscervi meglio di come qualsiasi altro possa conoscervi.

Il coraggio vi servirà quando vi sentirete esclusi, quando diranno che siete strani, un po' tocchi, magari siete pure froci. Lo dicono perchè sono spaventati da voi, non riescono più ad inquadrarvi nelle tre quattro buzzworld che possiedono, vi temono perchè quando loro diranno "mi piace la musica Jazz" voi direte "ti piace Mingus?" e loro non sapranno cosa rispondere. 

Vi servirà orgoglio, per non svalutare quello che state facendo. Dovrete credere in voi stessi e potrete farlo solo con orgoglio, senza abbassare mai la testa. 

Siamo pochi, è vero, ma quando c'incontriamo è una festa, ogniuno di noi è diverso e ricco e regala sempre qualcosa. Quando ci incontriamo sono due abissi che s'incontrano, non due maschere. 

Una volta ridevate di noi, quelli che leggevano, ascoltavano musica, quelli strani. 

Ecco perchè io e i miei amici vi ridiamo in faccia ora, perchè non eravamo strani noi, eravate voi ad essere tutti uguali. 



Kurdt.




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