mercoledì 6 novembre 2013

L'esplorazione spaziale e il futuro

                                                     Prima la musica, poi le parole.


Tendo personalmente a valutare il grado di evoluzione di un paese dalla quantità di soldi che spende per progetti a lunga scadenza che diventeranno fruttuosi nel lungo periodo.

Un paese che spende molto (in percentuale) nell'educazione dei suoi cittadini, o in progetti volti ad aumentare la facilità d'accesso del singolo alle risorse culturali ed intellettuali, un paese che è capace di creare una classe dirigente che riflette sul futuro, e si prepara per tempo, avrà un futuro.

Ricollegandomi al post precedente, in ogni paese Europeo esiste un trenta percento di persone molto ignoranti e un altro trenta di persone semplicemente ignoranti (ma dotate di buon senso), queste persone possono essere facilmente convinte ad agire in molti modi, con campagne pubblicitarie, mostrandogli un nemico esterno (vero od immaginario) utilizzando i meccanismi della ripetizione continua di messaggi sempre uguali e sfruttando la capillare distribuzione dei mass media nella vita moderna.

Controllare queste persone significa anche, essendo loro maggioranza, controllare l'intero paese, la maggior parte dei paesi arabi (ma non solo) vengono guidati esattamente con questo sistema, utilizzando messaggi religiosi ripetitivi per spingere la popolazione ad accettare guerre, fame,  nemici.

Questo sistema può rendere bene nel breve periodo, per una piccola percentuale della popolazione, la classe dominante. Sicuramente Mugabe si è divertito parecchi anni con le risorse dello Zimbawe, ma dopo tutti questi anni si è ritrovato con un paese allo sfascio, affamato e incapace di sostenersi. Un paese distrutto dalla cattiva gestione, ma sopratutto dall'incapacità dei suoi governanti di guardare oltre il proprio naso.

Sappiamo che la scarsa capacità dell' Homo Sapiens di considerare i risultati futuri delle proprie azioni è dovuto a quello che io chiamo effetto "Chissà se domani campo ancora".

Immaginatevi il vostro pro pro pro pro pro zio di trecentomila anni fa. Un tizio con una faccia più o meno così.



A giudicare dalle sopracciglia questo dev'essere un progenitore di Elio.

Questo tizio, non aveva tempo di riflettere su quello che gli sarebbe successo dopodomani, se trovava una gallina, non pensava certo a tenersela per farle fare uova, il suo obbiettivo principale era sopravvivere, e per sopravvivere doveva mangiarla, quella maledetta gallina.

Ci sarà stato sicuramente qualcuno che avrà provato, fra i sapiens Sapiens, ad allevare una gallina primordiale, facendola scorrazzare nella sua grotta, ed è a quel punto che arriva il vostro prozio sopracciglione che lo fa fuori e si fotte la gallina.

La selezione insomma ha privilegiato quelli che sceglievano un pay-off immediato, rispetto a quelli capaci di una programmazione più a lungo termine. Questo si può evincere anche da un altra cosa, il comportamento dei bambini piccoli.

Provate a presentarvi davanti a un bambino piccolo e chiedetegli se preferisca un lecca lecca subito, (mostrateglielo) o cinque lecca lecca domani, io c'ho provato e adesso ho quattro lecca lecca in tasca.

Freud la chiamava posticipazione del piacere, e sosteneva che la società moderna sia fondamentalmente basata su un aumentata capacità "culturale" di posticipare la soddisfazione del piacere.

Ma sto andando fuori tema, quello che volevo dire è che giudico un paese dalla sua abilità nel "posticipare" un "piacere" per ottenere un risultato futuro, e quale miglior metro di valutazione di un vantaggio futuro se non misurare la quantità di risorse spesa per il proprio programma spaziale, ancor meglio se di esplorazione planetaria?

Un programma di esplorazione planetaria richiede:

1) una grandissima programmazione, le missioni si preparano anche con vent'anni di anticipo e richiedono una classe politica ferma e concorde, quantomeno su certi punti fondamentali,

2) Una popolazione che capisce le motivazioni dietro un obbiettivo simile (un obbiettivo che darà frutti "economici" in maniera non immediatamente comprensibile a tutti, basti pensare al progetto apollo.)

3) Un background scientifico di base sufficiente alla comprensione del progetto, e capace di motivare la popolazione a mantenere vivo un progetto di così ampia portata per così tanto tempo.


 Perché, dopotutto, una persona comune dovrebbe preferire questo:



A questo?













Uno posso pure mangiarlo!

Del resto, che senso aveva attraversare l'oceano nel 1492? E che senso aveva per Alan Turing studiare le basi dell'informatica? E i fratelli Wright (e quel povero stronzo di Karl Jatho) ?

Eppure voi potete andare a New York e parlare con il vostro telefonino grazie al fatto che ad alcune persone (tante, grandissime persone, in realtà), importava fare queste cose. 

E parlo in particolare dell'esplorazione spaziale perché non ha ricadute immediate sulla tecnologia bellica, a differenza dei satelliti, per dire, che permettono di ottenere un vantaggio rispetto ai propri "nemici" terrestri.

Ma devo ammettere che trovo particolarmente affascinante l'esplorazione spaziale perché annulla le distanze fra le persone. Perché quando guardiamo le stelle non siamo più due popoli, ma uno solo, che guarda verso un lontano pianeta, lontano per tutti. Mi piacciono le stelle e gli infiniti spazi interplanetari perché accorciano le distanze qui, sulla Terra, e nascondono infinite potenzialità che attendono solo noi, per dischiudersi.

Mi piacciono le stelle, perché sono l'unica vera nuova frontiera rimastaci, l'unico posto dove possiamo trovare qualcosa di nuovo. 

 Anche perché, tanto per buttare là due cifre, da quando è nata la Nasa è costata 500 miliardi di dollari, mentre le guerre sostenute dagli Usa negli ultimi 11 anni sono costate, tre volte quella cifra 1.400.000.000.000

Perché l'essere umano continua a preferire questo:




A questo.

   



Ah se per caso ve lo stesse domandando, noi Italiani spendiamo per tutte le missioni legate allo spazio, la miseria di un milardo di euro all'anno, ovvero lo 0,06 per cento del Pil.




 Abbiamo l'occhio lungo.


Kurdt

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