venerdì 10 gennaio 2014

La città



Non mi è mai piaciuta la città.E non parlo del concetto astratto, vago, di città. Non è il grigiore che mi spaventa, non mi spaventa nemmeno che la gente non ti conosca, non ti saluti, o magari proprio ti odi, anzi, a dirla tutta, questo è sicuramente un pregio della città.


Quello che non mi piace della città è che se voglio, non posso piangere per strada, o mettermi a ridere da solo, senza ottenere reazioni da parte di altre persone. Non mi piace girare in città perché mi ritrovo sempre a dover guardare altre persone fare cose, sentire il rumore dell'autobus che passa, la comitiva di bambini che va chissà dove, le ragazzette che sgambettano, i ragazzi che sembrano usciti dai guerrieri della notte.

Forse è perché sono nato su un isola dove la gente è sempre stata poca, pazza e divisa,sicuramente però era gente che sapeva farsi i fatti propri, gente che riconosce senza bisogno che gli venga indicato e spiegato, il valore della solitudine.


Perché quando sei solo hai tempo e modo di raccontare e spiegare a te stesso chi sei, e dove stai andando, di abbandonarti completamente e vedere cosa succede. Questo in città non esiste, ci sono sempre cose che succedono, semafori che si accendono, sconosciuti che suonano il clacson ad altri sconosciuti, vecchiette che svengono.

Capisco perché le persone che vivono tutta la vita in città spesso nutrano quest'insofferenza naturale per tutti gli altri, si sentono sempre invasi, il loro spazio vitale viene continuamente ristretto al loro solo corpo, come fai a non odiare tutti?

Questo è quello che capita a me. Amo stare solo e fare le mie cazzate, senza venire infastidito ogni pochi secondi da un telefono che suona o un tizio che urla ubriaco, o qualsiasi altra cosa.

In città mi sento sovrastimolato, come un epilettico in discoteca, alla fine crollo. Mi piace fare passeggiate di notte, in città, perché non si trova nessuno in giro, a parte troie e spacciatori, e di solito quelli non danno fastidio, anche a loro piace essere lasciati in pace, sono sempre gli altri a chiedergli qualcosa.

E non è che il paese sia meglio, eh. Con la differenza che quelli che incontri per strada sono convinti di conoscerti. Non torno al mio paese da una vita, la gente ancora crede di conoscermi, anche se l'ultima volta che m'ha visto il muro di berlino non era ancora crollato.

Quindi vedete, odio anche il paese, dal più profondo del cuore. Odio i paesani, odio le signore che si siedono al margine della strada a spettegolare di tutti e a raccontarsi chi e morto e chi scopa. Odio il negoziante, il fornaio, il tassista.

Oggi passeggiavo, esco dalla Coop con un sacchetto di banane e due tubetti di dentifricio, fuori dalla coop c'è sempre questo poveraccio che con un capello dei Detroit Pistons chiede soldi, non sembra messo molto bene, è sempre vestito uguale, jeans sporchi e camicia nera sottile sottile, con una faccia che si vede che anche a lui non è che l'umanità vada tanto a genio, anche se è costretto a supplicarla di lasciarlo sopravvivere. 

Il tizio ha gli occhi rossi, sembra aver pianto, mi frugo nella tasca e tiro fuori una manciata di monete, gliele verso nel cappello e gli sorrido, lui accenna un sorriso, poi una voce dice:

"Ma non gli dia soldi! Non vede che altrimenti rimane qui per sempre! Come se non avessimo già i nostri di pezzenti, dobbiamo pure importarli adesso!" 

 Un insospettabile signora con una sciarpa rossa e gli occhialini, con la bava alla bocca, indicava il poveraccio con l'indice, come volesse sparargli.

Lui, colto di sorpresa fa il gesto di restituirmi quelle quattro monete del cazzo che ha nel cappello, gli sorrido spingo il cappello verso di lui "tienitele amico" gli dico, poi faccio per andarmene e sono costretto accanto alla signora, che al guinzaglio ha un cagnolino mignon che inizia ad abbaiarmi contro.

"Vaffanculo vecchia di merda" le dico, sputo sul cane e continuo a camminare verso casa, un po' più contento di prima.


Kurdt.


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