Il titolo della raccolta, le cui poesie sono state pubblicate da editori regionali, è lo stesso della prima poesia.
"
IL GIOCO DELLE MASCHERE
il
gioco
delle
maschere
mi
fingo scrittore,musicista,
poeta.
nascondo
solo,
il
nulla che mi avvolge.
accarezzo
tutte le maschere,tutti i sogni,
per
plasmarmene una,
che
sorregga lo sguardo furente della realtà.
Madre,del
tuo ricordo sono pieni i fiumi,
la
tua anima sgorga da me come nuvola
in
un cielo di perenne tempesta,
e
tu,padre,a chi devo la mia paura?
la
tua paura!
il
tuo mondo di follia, morte e desolazione,
la
tua ira perenne!
sono
come gambe e braccia dei miei versi,
le
tue urla.
la
mia natura,per contrasto,
non
assomiglia a nessuno di voi,
cari,odiati,
parenti)
assomiglia
solo al mondo,e da lui ruba colori e tempi,
il
mio animo riflette i vostri visi su una tela senza memoria.
ma
in realtà sappiate,
siete
solo comparse,
nella
mia commedia oscena,
l'orologio
le
lancette gracchiano,ansiose d'arrivare al domani,
si
raggomitolano veloci alla notte,
e
si ridestano alla luce del mattino,
per
regalar secondi alla morte.
monotonia.(bolero)
ad
un ora monotona segue,
un
ora monotona,
una
danza eterna di giornate affini,
m'illude.
E
mentre il gelo s'abbatte come un martello,
la
città s'ammanta di silenzio.
qualche
passante vaga senza meta,
come
un alieno in questo mondo fossile,
colpito
dalla noia,pugnalato a morte dall'abitudine.
Ieri,
domani,
non
esistono.solo oggi è degno.
abbiamo
imparato a misurare il mondo,a calcolare le stagioni,
la
memoria ci annebbia la vista,
mentre
una rondine è un miracolo di perfezione!
ma
quando conosci il nome della rondine,
non
vedi più freccie nere che impazzano,
per
le autostrade dell'universo.
rondine,rondine,rondine....
rondine
rondine rondine,
rondine....rondine....
E
non alzi più gli occhi al cielo.
il
bimbo si ribella alle sbarre del linguaggio,alla fretta,all'angoscia
della ricchezza.
Guarda
con stupore un albero che porta avanti la sua lotta silenziosa coi
millenni,
ma
l'uomo saggio!l'uomo maturo sa bene...
come
rispondere a certe frivolezze!
"ma
che cazzo ha d'interessante quella stupida pianta?"
canzone
d'infanzia(dedicata ai miei fratelli)
ricordi
l'infanzia?
.
"ho
ucciso il bimbo e la memoria,vivo senza guardarmi alle spalle."
disse
l'uomo.
"vagamente"rispose
il ragazzo
"
si,purtroppo"concluse il bimbo,
sei
bambini
accartocciati
su
due
letti,
piccoli,splendidi,angeli,
in
lotta con la notte,
notte
senza misericordia ,notte che spoglia l'animo
che
ridà vigore agli incubi,
mentre
due estranei si divorano gli occhi,
nella
stanza accanto.
Tu
in un angolo,nascosto dentro un maglione,
attendi
il tuo turno,
che
non arriverà mai.
In
fondo
qualcosa
s'è rotto.
si,ricordo
l'infanzia.
il
requiem solitario eseguito da mio padre,
rieccheggiava
per stanze,
popolate
da fantasmi,
e
fucili,
e
stanze pericolose
in
sei,dai tre ai dieci anni.
architettavamo
omicidi e fughe.
raid
in cucina,
con
le orecchie dritte,
sapevamo
riconoscere
i
passi
della
paura.
chi
ha odiato un padre sa,
quello
che intendo.
conosce
il
viso
oscuro
della
luna.
la
paura aveva marchiato i piccoli,sparuti guerrieri.
"ricordi
l'infanzia?"
hiroshima
e nagasaki.
Risposero
allora i bambini.
e
noi,
i
sopravvissuti.
Bonjour
a
le
monde,bonjour
petit
mort
Sveglia,sveglia,sveglia!
A
nanna
con
la
morte
che
azzanna
le
calcagna,
a
letto con la vita che t’accarezza il ventre.
Inutile
far
chiacchiere,inutile
aspettare,
inutili,le
iperboli i fiori e i racconti;
La
poesia si veste di nero,
nasconde
la primavera e i sogni,
ed
anche cosi gira attorno al problema;
ed
anche cosi non capisce la morte.
Ma,
dì
morte!
racconta
a tutti chi sei,
non
essere timida!
“del
mio mistero son pieni i porti”
disse
la morte
“le
mie
ninne
nanne
acquietano
i
bambini,
e
fanno
danzare
i
feretri”
son
pieni i fiumi d’inni alla tua grandezza;
gli
occhi d’argento dei pesci ti osservano,
senza
paura,
mentre
compi il tuo mestiere sotto forma di esca,
o
rete,
non
fuggono.
Assecondano
il tuo lavoro,
sanno
che non c’è vita senza morte,
solo
gli
uomini,ti
fuggono,oh
morte!
“no,disse
la morte,”solo,mi vedono di schiena,
e
mi
chiamano
vita.”
Canzone
dell’
amore
gonfiato(occhi
d’agata)
betta
sorride stringendo i denti,
betta
che piange e m’abbraccia nel letto,
betta
che racconta balle,
e
dimagrisce,e ingrassa.
Betta
Ubriaca
che
parla
di
politica,
sempre
lei su un palco,
eterea
come
nebbia.
Betta
che
Sorride
e
mi
chiede
di
fidarmi.
Betta
che urla in Faccia a suo padre,
che
bacia,scalcia,fa l’amore,
betta
che
vive
che
muore,
vuole
morire,o peggio,
non
lo sa nemmeno lei.
Naturalezza
Ho
perso la naturalezza.
L’amore
per la poesia trasformato in routine
Come
alla bellezza ci si fa l’abitudine,
come
all’amore.
Come
una bomba esplode la passione,
radendo
al suolo i vecchi idoli e templi,
“ti
amo”.
E
dichiaro la rivoluzione.
Cresce
sospinto dall’onda del desiderio,
sembra
dover essere eterna!
Ma
dentro muore lentamente,
asserragliato
dallo sciabordio continuo del tempo,
snake’s
skin(pelle di serpe)
ieri
ho fatto visita al baazar,
Ismael
al banco offriva maschere,
vendeva
vesti per camuffare deformità del corpo,
lenti,
per
cancellar il sonno dagli occhi.
Ho
comprato una pelle di serpe,
“ottima
scelta
mio
caro,quella
era
l’ultima
Ma
ora vatti a cambiare,
non
a tutti sta bene”.
Deposi
i ricordi nell’angolo,
non
servivano più,
smettetela
di rincorrermi,
o
sarò costretto a fermarmi.
Esco
fuori,il sole riscalda la mia pelle,
pelle
di serpe,pelle solitaria,
ai
più sembra foderata di spine,
ma
io non sono i più.
Purtroppo.
O
per fortuna.
La
vampira
Mi
stai tessendo una coperta di stelle,
o
un
feretro
di
lutti
futuri
amore
mio?
Metti
il piede in fallo,
mostrami
i tuoi buoni propositi,
bruceranno
insieme a te,
e
alle tue contraddizioni che dilaniano i tuoi occhi,
verdi,
profondi,
e
saturi di dolore antico.
Con
grazia ti avvicini al mio cuore,
quasi
non ti sento,mentre danzi,
con
piedi di velluto,
circuendomi
nel vuoto.
Aspiri
forse ad una salvezza?
Non
ho doni da farti,
piccolo
fuoco,
ne
lacrime per spegnerti,
trovane
un altro,
e
brucia con lui,
io
non riscaldo.
Pianto
dell’illusione
Ti
seppellisco con queste parole.
Gettando
una badilata di calceviva sui ricordi,
che
scavano tunnel fra passato e presente,
mescolando
il tuo viso alla vicina di letto d’una notte.
Hanno
tutte
qualcosa
di
te
sai?
E
nessuna il tutto,
scelgo
quasi ad intuito le mie nuove compagne,
e
ripeto gli stessi errori con tutte,
cosi,
da
potermi disperare al suono dei
“chissà”.
E
quando leggerai questa poesia,
forse
riderai,
pensando
a quel che eri a quel che ero,
e
forse,
sempre
forse,
verserai
quell’ultima lacrima,
proprio
quella,
che
vidi in ritardo.
Le
elezioni degli animali(la fattoria)
Ecco
che m’affaccio alla finestra
Attratto
dalle grida dei porci,
gli
sento grugnire reclamando il loro potere,
guadagnato
dal razzolar nel fango,
per
meriti divini,
dicon
loro.
Vedo
poi pecorelle smarrite in trasognata carovana,
seguire
l’argine d’un fiume,
fatto
di latte e miele,
ma
in fondo al letto riposano parole,
solo
parole.
Parole
di paura.
”Attenzione”!dice
il grande porco,
ergendosi
in tutta la sua mediatica altezza,
nel
pascolo vicino,quelle bestie,
hanno
diete diverse dalla vostra,
e
ogni tanto,pensate un po’!
fanno
razzia dei nostri beati pascoli.
bolliscono
i
nostri
pargoli,violentano
le
mogli,uccidono
insultano
la
nostra
civiltà!
e
dio
solo
sa
che
altro!
non
che io sappia bene come,
ma
m’han detto che lo fanno!”
Mi
scusi presidente!
“A
lei la parola signor pastore tedesco”.
Ma
noi che dovremmo fare?
“ma
mi sembra ovvio mio caro,
uccideteli,che
di
loro
non
resti
niente,cosi
che
il
ricordo,
sia
puro.
e
la storia,
com’è
giusto,
ci
renda giustizia.
Un
lume
Sto
bruciando lentamente,
l’agonia
di stare immerso nella luce,
accarezzando
il buio.
E
cosi difficile sfuggire alle mille sfumature della notte,
in
ogni teatro,cinema bordello,
mi
segue e mi sbava davanti,
o
peggio mi siede accanto.
Ritorna
sempre
cento
forme e cento enigmi,
e
davanti allo specchio,
riflettendomi,
mi
guarda
con
le
orbite
vuote
di
uno
sconosciuto
Offerte
matrimoniali
Apro
le pagine del giornale,
il
solito sbandieramento di progresso,
mai
cosi a buon mercato.
Seguo
fino
all’
ultimo
e
leggo,
pag.
34,offerte
matrimoniali.
“persona
sola,cerca persona,
possibilmente,
più
sola.
Pillole
di follia colorate d’inchiostro.
Arranco
per un po’,altri annunci,altre offerte,
lei
c’è sempre,con maschere diverse.
Giro
pagina.
“vendo
moto,1977,perfetta 10000 km…”
Consumismo
e solitudine,
questo
si che è un felice connubio!
circondati
da cazzate,
non
sappiamo parlare,
ma
abbiamo ne sangue un altro verbo.
Comprare.
Penso
al mio annuncio da pubblicare.
“Persona
sola
cerca
moto,
per
sicura
amicizia.”
Sintesi
di un momento
Sto
poggiando il piede sulla tua anima,
rasoio
senza sicura.
La
mia,
scivola
bendata attraverso le tue certezze,
come
ben sai,amo il rischio,
se
vale la candela.
Anima
rasoio,terapia d’urto per sensi appannati,
devo
stare all’erta con te,
tutti
i sensi allo stremo,
terapia
d’urto.
Una
buona terapia per me,
affetto
da cataratta,non ti vedevo più,
eri
sparita dai miei sogni,
simile
ad un soprammobile.
Ti
spolveravo
e
rimettevo
a
posto,sul
letto.
Ora,però,vivo
di sguardi velenosi e mi cibo del tuo odio,
che,come
un unguento spalmo,
sul
tuo seno,a fiotti.
Notturno
Sonata
notturna di chopin,
preme
tasti d’anima vibranti,
scoperchia
il tetto della casa,denuda il cielo
e
spande sulle strade deserte il suo delicato urlo.
M’accompagnerà
lui stanotte,
spirito
immortale in immortale danza,
solo
lui e l’inesorabile ticchettio,
solo
lui e il mio caro tempo,
che
quando siedi sullo sgabello,
si
nasconde timido in disparte.
Gli
occhiali
Oggi
sento solo il vuoto che mi preme,
la
tassa per conoscere il pensiero di dio,
sepolto
in venature silenziose,
dentro
gli occhi del mio gatto,
o
in
alternativa,
nei
cerchi d’un tronco tagliato,
puntati
come un occhio verso il cielo.
Ma
quanto è caro indossare gli occhiali di dio,
spogliare
la realtà dell’abitudine!
Riemergo
lentamente,
sfondando
la
cupola
del
cranio,
rubando
nuovi tesori la sotto,
in
eterna spola fra visibile e ignoto,
riprendo
fiato,
tornerò
più in là.
Rivolta
Angeli
e demoni si stendono,ebbri di gioco e di vino,
sulla
piana dell’eden.
come
amanti addormentati,
godono
insieme,
del
paradiso dei sensi.
Sopra
di loro,poveri,fortunati incoscienti,
il
cielo
si
spezza
lasciando
trapelare,
una
profonda barba da censore.
“E
il
cielo
e
la
terra
siano
divisi!”
“fiat
lux”.
E
i poveri demoni precipitarono al suolo,
per
l’eternità,
in
fondo,per una piccola divergenza d’opinione,
condannati
senza appello,
e
senza clemenza.
Grazie
ad un dio astigmatico,
che
non sa vedere il grigio,
fra
il nero,
ed
il bianco.
Futuro
Non
guardarmi con quegli occhi languidi.
So
che aspetti di divorarmi,
cane
bastardo.
Ti
vedo mentre schiumi di piacere,
mentre
azzanni una nuova anima.
Ma
la mia ti si conficcherà in gola,
la
mia,purtroppo,
non
ha futuro.
Pubblicità
Consegno
volantini,pubblicità;
spazzatura
per palati poco fini.
Faccio
l’illusionista di mestiere,
vendo
sogni
su
aereoplanini
di
carta.accendo;
in
stanze insonorizzate e belle,
la
scintilla della vanagloria.
E
fidatevi se vi dico se l’uomo è una gazza,
si
butta sul luccichio,
ma
con l’oro non si costruisce un nido caldo.
Somiglia
tanto a chi cerca d’acchiappar farfalle,
con
un retino bucato,
o
con
un nuovo dopobarba;
donne.
Strada
Transitano
rabbiose le macchine;
guizzi
di colore nella notte,
solo
involucri,che ricoprono l’anima fragile,
di
ben più solido metallo.
Schizofrenia
Cristallo
infranto,
riflette
mille visi,
caleidoscopio
degli io;noi.
Un
uno molteplice avanza.
Fisso
ancora l’immagine agitata.
Forse
non avrei dovuto spezzare l’illusione.
Un
sasso lanciato sulla superficie,
ha
frantumato lo specchio.
Un
sasso lanciato.
O
forse,
un
tintinnare di realtà.
Crepuscolo
delle leggende
Il
dio dell’elettricità,
ha
eretto il suo impero in quattro lustri.
Meticoloso
e pignolo,
ha
ammantato di luce il cielo.
Una
crema di lampioni,spalmata su strade di progresso,
ha
spento le stelle.
Non
possiamo più puntare il naso verso un colabrodo da sogno.
Saturata
di
luce
l’eternità
non
ha
forza.
Abbiamo
tagliato i capelli alla natura.
Il
progresso ha acceso il lume.
La
natura ha perso il mistero.
Donde
estas querida?
Ho
superato la prima notte pensando.
Avvolto
fra lenzuola di rumori.
Accarezzando
un corpo fatto di profumi,
e
nient’altro.
Immagini
di te m’assalgono
Come
soldatini,piantano la loro bandiera
fin
dentro il mio stomaco.
Sai
Non
sono mai stato bravo ad illudermi,
e
ho ancora bisogno che mi si aiuti.
I
pink floyd trapanavano la stanza
E
io
arrancavo
per
la
strada ubriaco.
Cercavo
te,
e
in disordinata serie,
i
miei paradossi.
La
primavera dell’amore
Si
spegne in evanescenza la tirannia del pensiero
Accucciandosi
in mezzo a noi.
E
cedendo il posto al disordine sognante.
Spariscono
i dubbi,
Morfeo
mi cava gli occhi
Mentre
imbocco l’autostrada verso ‘abisso
Con
te
Come
ultimo pensiero.
Pazza
ora del tè
scruto
nello specchio di alice
la
tua immagine riflessa per un ultima volta
dalle
mie pupille.
Il
cappellaio matto ride di me
E
getta la sua sveglia senza lancette,
oltre
l’abisso,
gettando
un urlo,
ode
all’eternità del tempo.
Mi
guarda e sghignazza felice.
Ha
ben poco da ridere!anche lui paga dazio
Alla
nera madama che porto nel taschino,
accarezzandola
ogni tanto.
Alice
attraverso lo specchio,
mima
una danza del ventre,
mentre
il bianconiglio impagliato
ricorda
ai commensali
la
brevità dell’attimo.
La
bellezza
Dell’attimo.
Canzone
d’amore mozzata
E
quando il tuo ricordo si fa più forte
Alla
sera il tuo odore avvolge la stanza,
aggrappandosi
ai muri
saturi
come spugne d’immagini
sgorgate
alla foce del sonno.
Appese
Come
cornici
Alle
pareti.
Pipistrelli,
in
una grotta di ricordi.
Canto
di rinascita
Spiego
le vele alla notte
Per
rincorrere un sogno.
Quasi
dimenticavo come si fa.
Spiego
la notte al vento che oggi mi sospinge l’anima,
sputando
urlando e spirando,
ma
sottovoce,
per
non strappare l’esile velo
che
ricopre il sogno
nascondendolo
alla veglia.
Apro
le dighe ai ricordi
Per
plasmare qualcosa.
Qualcosa.
Sempre
meglio che niente.
Apro
la finestra all’alba
Che
affonda la camera come una nave
Nella
luce.
Apro
la finestra
E
il mondo,
biancheggiando
rinasce.
Poesia
quasi d’amore
Oltre
la fuliggine ti vedo,
occhi
di sogno,
e
non sono solo i tuoi
quegli
occhi,
oltre
te
vedo,
tutti
gli occhi che ho amato
o
anche solo visto,
sei
mia madre che spegne la candela la notte,
mia
nonna che ancora ricama,
e
il mio primo bacio,
sei
la replica a tante domande,
e
forse
la
domanda
a
tante
certezze.
ma
Ora
vedo
solo
il
lago
dei
tuoi
occhi
Dove
posso gettar le reti
Per
tutto
il
resto
C’è
tempo.
Concludo
Ho
misurato il peso dell’anima,
farfalla
in fiamme
sulla
bilancia della realtà;
lenta
erosione del primo contatto.
Cicli
e ricicli storici scivolano
In
lenta processione.
Vecchi
teatri s’affollano di nuovi attori,
nuove
facce
per
vecchi ruoli,
oppure(stupore)
nuovi
ruoli per vecchie facce?
Niente
è mai immobile,
l’universo
muta sottopelle,
la
farfalla retrocede terrorizzata,
torna
bruco.
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