giovedì 8 marzo 2018

Pluto-crazia



Pluto wants YOU! Arruolati nell'armata di Topolinia. 

L'ultima domenica, per la prima volta in settimane la prima cosa che ho fatto non è stata scrivere. Sono sceso, mi sono lavato la faccia e sono uscito. In mutande.

Volevo dire, mi sono vestito male e sono uscito,  c'è da votare. Ho attraversato il mio quartiere, se ne parla male,  dicono che c'è gente brutta. A me questa gente piace, mi assomiglia. Gente che ruzzola a terra, viene presa a calci e si rialza, perché ci si abitua alle pedate, ma rialzarsi e restituirle, lì sta la classe.

Domenica dicevamo. Vado a prendere il caffè dai cinesi, saluto il barista, che mi passa la tazzina e chiede:
"Allora Kurdt, chi voti? Bisogna cambiare, andiamo!" 
"Cazzo ne so di chi voto, qui la scelta è tra stronzi al forno, arrosto e fritti, ci spalmano sopra un po' di nutella prima, ma alla fine il sapore è lo stesso. E a me la merda non piace" 
"Si, però tocca cambiare, tutti questi vecchi, fuori dai coglioni, basta!" 
"Okay, ho capito, l'importante è non infilare la testa nel forno acceso per controllare se funziona. Magari la merda ti scoppia in faccia. E poi tu sei cinese, che cazzo ne sai delle elezioni, mica le fanno dalle tue parti, le elezioni" Gli dico, sperando che capisca l'ardita metafora.

"Non le fanno, ma visti i risultati mi sembra che funzioni meglio". E manco ha tutti i torti, il ragazzo.

Nel bar c'eravamo  io, il barista e un altro ragazzo, si chiama Mirko, ha più tatuaggi di me e insegna pugilato nel carcere di Bollate. Questo lo potresti intuire solo a guardarlo, quello che non intuisci ad un primo sguardo invece, è quello che c'è, sotto i tatuaggi.
In prigione porta la disciplina del pugilato, l'etica del rispetto dell'avversario, il senso della lotta che migliora la vita, quella per rafforzare se stessi, senza distruggere gli altri. Porta quello che serve, quando serve, Mirko. Di gente così abbiamo bisogno, signori. 
Combattiamo la stessa guerra, con quel ragazzo, su trincee diverse. Io a scuola spingo perché i miei alunni tengano la testa alta, perché sono poveri e dai poveri, ci si aspetta che tengano gli occhi bassi e siano rispettosi della gerarchia. Lui cerca di farla rialzare la testa, insegnando il buon combattimento.
  E questa è stata la parte migliore della giornata. Poi mi sono infilato nel seggio e, credetemi, votare stavolta è stato come annusare il culo di dieci scimmie con la diarrea e decidere quale preferivi ti scorreggiasse in faccia.
 Le elezioni, se ci pensate bene sono una forma di normalizzazione del conflitto, mentre il carcere è una forma di repressione del conflitto. Non sto dicendo che il carcere sia un istituzione inutile, chiaramente. Quando qualcuno sbaglia e rischia di danneggiare se stesso e gli altri, limitarne la libertà è nell'interesse di tutti, ma l'obiettivo principe deve essere quello di riabilitare quelle persone, altrimenti, tanto vale ammazzarle o rinchiuderle per sempre in una gabbia.
Ah, se pensi che rinchiudere per sempre o ammazzare chi sbaglia sia una soluzione, allora, caro mio, vai a farti fottere.
Quando sono andato a votare, ho pensato a cosa sarebbe cambiato se avesse vinto il partito che avrei votato. Ci ho pensato davvero. Le settimane prima credevo di essere arrivato ad una soluzione dell'arcano, scrivere un'anagramma sulla scheda, a futura memoria.

                                       CODROIPO
Poi nell'intimità della cabina elettorale, ho cambiato idea, ho votato qualcuno non molto meglio degli altri. Ci ho messo una vita, sono rimasto dentro così tanto tempo che il presidente del seggio è passato per chiedermi se doveva chiamare l'ambulanza.

"Mi passi solo la carta igenica, amico" Gli ho detto, anche se in realtà non ne avevo più bisogno, la carta con cui fanno le schede elettorali è un po' dura e il bollino di sicurezza mi s'è appiccicato alla chiappa destra, ma non si può avere tutto dalla vita.

Il problema, per come la vedo io, è che tutti ci aspettiamo che qualcuno faccia qualcosa. Ma non noi, qualcun'altro, perché fare è faticoso, vogliamo pagare altri, perché lo facciano. Poi quello che abbiamo pagato non fa quello che noi non avevamo voglia di fare, e lì, porca troia, c'incazziamo. 
"Come non hai voglia di fare quello che io non volevo fare? Fannullone!"
"Eh, ma non ho voglia, che dici se troviamo un'altra persona che se ne prenda carico?" 
"Andata, pensaci tu a trovarla però, che io mi annoio" 
Che è anche il motivo per cui i problemi scendono tutta la scalinata gerarchica fino a riversarsi nelle zone più basse, dove non possono essere più dimenticati. Oh, potete pensare che la lega abbia vinto perché sono diventati tutti razzisti, così come potete pensare che il cinque stalle abbiano vinto perché tutti vogliono soldi gratis. Comodo pensarla così.

"Non è il mio libro che non piace, sono i lettori che non lo capiscono, è troppo avanti" 

Ed è innegabile che alla gente piacciano soluzioni semplici, comprensibili e spesso, sbagliate. Ma negare che il problema ci sia, è da stronzi. A molti di voi saranno arrivate le famose buste arancioni dell'Inps, da quello che mi raccontano in giro la data media di pensionamento è settant'anni. Una volta il welfare si prendeva cura di te dalla culla alla tomba, adesso invece il passaggio è dall'ufficio all'ospizio, sempre che siano rimasti posti, si sa, il pubblico deve essere razionalizzato.

"Ma i mercati! I mercati s'incazzano e poi il nostro spread s'inbizzarrisce e ci tocca sparargli contro un centinaio di miliardi per calmarlo!" 

Il fatto che la gente sta facendo la fame, con lavori di merda a tre mesi, senza speranza di costruire una sega, non viene in mente a nessuno come motivazione del voto.  Da decenni l'unica risposta che si sono sentiti dare è stata:

"Cazzi tuoi, fannullone, è la globalizzazione, baby" 

*(Piccola nota a margine, il Wto, che sembrava una sorta di oracolo, che se non rispettavi quello che diceva ti arrivavano a casa i transformers e ti davano fuoco alla nonna, sta venendo allegramente preso a calci da Trump. Guarda un po', non parte nessuna minaccia di provvedimenti. Come dire, le regole ci piacciono fino a quando ci avvantaggiano, altrimenti prendiamo il pallone e ce lo portiamo a casa).  

Ma quando il problema è reale (lo sbilanciamento tra quello che pagate voi di tasse e quello che paga Amazon, per dire), la risposta non può essere solo, tirate ancora di più la cinghia, prima o poi la fame passa, nel frattempo ecco a voi degli splendidi involtini di merda.
Perché dopo un po' la cinghia la gente se la toglie e la usa come cappio per appenderti. O peggio, la gente comincia a chiedersi se questi mercati non siano solo un sistema molto sofisticato per ficcartela dove non batte il sole.
Io nel mio piccolo preferisco far qualcosa per gli altri, partendo da quelli che hanno meno, che a leccare il culo a chi sta più in alto son buoni tutti, ma dubito che sia una soluzione ai nostri problemi. Anche perché, lecca che ti lecca, la lingua s'infeltrisce e anche l'alito comincia ad assomigliare ad una latrina di Calcutta.
Kurdt.

Un ringraziamento particolare va a tutte quelle meravigliose persone che mi sostengono su Patreon, ho quasi finito "storia di un povero stronzo" (132 pagine, andante con brio) e sarete i primi a riceverlo, in anteprima mondiale.

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