sabato 29 novembre 2014

La tragedia dei beni comuni


Ma si ti dico! Una grande idea, proprio! Diventeremo ricchi sfondati, merda ne abbiamo a strafottere.




Oggi leggevo un articolo che discuteva della capacità degli esseri umani di sfruttare in maniera ragionevole le risorse. E occhio, per razionale non intendo «sfruttarle nel modo più veloce possibile» ma « sfruttarle nel modo che più vantaggioso possibile per la maggior parte delle persone possibile».

Ma scendiamo un po' più in basso e portiamo un esempio pratico.
Un esempio pratico di sfruttamento terribile di risorse «comuni» è ad esempio l'atmosfera, pur essendo a conoscenza oltre ogni ragionevole dubbio del tipo di danno a cui siamo destinati se continuiamo ad immettere gazzillioni di Co2 in atmosfera, non sono stati raggiunti accordi sufficientemente vincolanti fra nazioni per evitare lo scenario peggiore (anche se l'ultimo accordo sulle emissioni fra Cina e Usa lascia ben sperare).
Oppure basta guardare le foreste condivise, le riserve africane, l'inquinamento dei fiumi e degli spazi comuni, l'utilizzo di fonti energetiche che producono una serie di danni non contabilizzati fra i costi, eccetera eccetera eccetera.

E non fraintendetemi. Sono uno che è perfettamente a proprio agio con il fatto che i più intelligenti possano ottenere un profitto con i propri sforzi, se riescono ad offrire un servizio migliore, più scelto degli altri. Semplicemente vorrei che venissero contabilizzati anche i costi sociali, nel computo totale.

In Basilicata sono dieci anni che si estrae petrolio, questa cosa avrebbe dovuto portare chissà quali vantaggi alla regione, si parlava di «calabria Saudita» attorno alla fine degli anni novanta, ricordate? Io ricordo perfettamente le discussioni all'epoca, quelli che erano a favore vagheggiavano di montagne di soldi che avrebbero reso i lucani indipendenti e ricchi sfondati, uno stop all'immigrazione perché, capirete voi, con tutto quel petrolio!

Quelli che invece erano in disaccordo dicevano che, ehi, si, fico il petrolio, ma secondo voi i soldi finiranno nelle vostre tasche? Dove credete di essere, in Norvegia?

Vent'anni dopo (circa) la situazione che si è andata a delineare ha dato purtroppo ragione a quelli che si professavano scettici. La regione ha ricevuto più di mezzo miliardo di euro dalle compagnie petrolifere, peccato che nessuno riesca a capire veramente dove cazzo siano finiti quei soldi.

Ecco, quei soldi, bene comune, sono una tragedia. Perché come sapranno i più furbi tra voi, se è di tutti beh, non è di nessuno. Siamo fatti così, se non c'è rischio di venire scoperti ci comportiamo tutti in modo disonesto, se possiamo ottenerne un vantaggio abbastanza grande.

Certo, ci saranno quelli che rimangono onesti anche a queste condizioni, ma potete scommetterci, sono pochi. Non ci credete? Facciamo un piccolo esperimento mentale. Immaginate di essere l'assessore all'estrazione petrolifera della regione Basilicata. Non so neppure se esista una figura con un nome così stupido, ma sicuramente esiste qualcuno che ha un ruolo simile.

Avete tra le mani seicento milioni di euro, non sono tutti contabilizzati, magari vi hanno passato qualche soldo sottobanco, in una banca di Panama per fare risultare un pagamento per barile più alto di quello che effettivamente ci sarà, la regione ci perde cinquanta milioni, voi ne guadagnate dieci.

La regione perde cinquanta milioni.

Voi ne guadagnate dieci.
Voglio dire, chi cazzo l'ha mai vista questa regione, dopotutto? E quanti abitanti ci sono in Basilicata? 600.000? E vabbè, avrò fregato 66 euro a testa per ogni abitante. Che cacchio volete che sia? Però ho dieci milioni in banca.

E sessanta euro, diciamocelo, mica ti cambiano la vita, no?

E anche fossero stati seicento euro a testa, ehi, dieci milioni è un numero più alto di seicento euro, quindi ciao, non rompetemi i coglioni. E se mi cercate ora scrivetemi al mio nuovo indirizzo, a Panama.
Nessuno di voi avrebbe rinunciato a dieci milioni di euro, sapendo di poterla fare franca. E in Italia, insomma, non è molto difficile farla franca, tra condoni, tre anni gratis per tutti, indennità varie, per andare in carcere devi veramente sgozzare una donna, stuprarla, sgozzarla nuovamente e quindi divorarne i bulbi oculari di fronte a due carabinieri.

Ammesso e non concesso i carabinieri capiscano cosa sta succedendo.

Insomma non si può lasciar mano alla morale dei singoli, sappiamo bene che farlo significa farsi fregare dei soldi, sia che si parli di petrolio, di sanità (e li ancora capita meno) o ancora, educazione (soldi alle scuole private, someone?)

Queste dinamiche sono presenti ovunque, sono semplicemente codificate nei vostri geni, sotto forma di disinteresse per l'altro e interesse morboso per il proprio ombelico, coniugata con una disastrosa incapacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni.

E qui portiamo un esempio che potrebbe non piacere a molti di voi. Il mercato della musica. Ormai per molti, pagare per la musica sembra diventato uno scherzo, dopo Napster è stato un aggiungersi continuo di mezzi che permettono di ascoltarla senza perdere troppo tempo. Del resto i costi erano in alcuni casi assolutamente folli, trenta euro per album usciti cinque anni prima? Singoli che costano più di dieci euro? Copyright praticamente infinito? Siae in mezzo ai coglioni anche se canticchiate per strada?

E così adesso praticamente nessuno paga per la musica che ascolta, nessuno, in realtà, paga per la musica, o il cinema. E spesso la stessa persona che non paga per la musica, scaricando trecento giga all'anno, si lamenta che
«esce solo merda commerciale televisabile» e che nessuno rischia più niente.

Ma secondo voi, quale etichetta rischierebbe mai qualcosa nel mercato attuale? Con la storia che, ehi ehi, lo scarico, lo ascolto, se mi piace lo compro. Poi non si compra mai un cazzo, lo sappiamo tutti, compresi quelli che i dischi li fanno.

E così, visto che le due parti, produttori di musica e potenziali consumatori non hanno trovato un accordo, il risultato a lungo termine sarà che nessuno farà più musica decente. Certo, ci sono i concerti, ma prima di poterti mantenere con i concerti c'è bisogno di avere una quantità di pubblico decente, e per ottenere quel pubblico devi aver «sfondato» in qualche modo, e no, non puoi farlo con spotify amico.

Al cinema va ancora peggio, gli unici film che escono sono quelli che garantiscono un ritorno immediato al botteghino, nessuno ha voglia di smenarci soldi, quindi piovono remake di questo e quello, rocky 16 e qualsiasi film che abbia fatto un minimo di successo che vede uscire un sequel. Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Sul fronte videogames vale praticamente lo stesso discorso, i colossi producono quantità industriali di sequel a colpo sicuro, Call of duty «sedicesima reincarnazione» spopola, ma se vi guardate attorno, nessuno rischia, è diventato troppo costoso rischiare. Troppo costoso e se non fate attenzione, ricevete le lamentele anche di quelli che il gioco lo piratano. Come se, facendo il fruttivendolo arrivasse un tizio a dirmi che, ehi pezzo di merda, nel casco di banane che ti ho inculato poco fa ho trovato un baco, hai capito? Un baco! Bruttopezzo Di Merda! Un baco! Mi devi risarcire, figlio di puttana!
Per i libri ancora non siamo a questo punto, ma, almeno in Italia, l'industria boccheggiava da un bel pezzo, grazie ad una congiunzione di :

1) Italica capacità di leggere pochissimo
2) Pessime traduzioni di libri esteri
3) Vampyri Gay e mostriciattoli simpatici
4) Prezzi fuori dal mondo.

Per dire, ho visto in qualche store online i prezzi degli ebook praticamente pari a quelli cartacei. Figli di puttana.

Nota per gli editori che passano:

Se non volete finire definitivamente divorati da Amazon, leggi contro l'editoria digitale o no, dovreste finalmente capire che l'unico modello che può potenzialmente funzionare è quello di Steam. Cosa vuol dire? Vuol dire ebook a prezzo basso (max 5 euro) leggibili solo con un lettore speciale che permette che vengano letti solo online. Sconti durante periodi particolari dell'anno, possibilità di condividerli con un numero ridotto di persone.

E no, il modello Amazon Unlimited non va bene, i libri non sono come la musica, che può essere ascoltata a piacere, mentre fai qualcos'altro. Il libro è un investimento di tempo che toglie almeno un paio di giorni di tempo a tutto il resto, ed è giusto che riceva un qualche prezzo. Considerate poi che gli scrittori non possono fare concerti, e capite che la riduzione dei prezzi (e l'aumento dello share per pezzo venduto è l'unica via).

Oltretutto si è fatto in modo da rendere «sexy» una collezione di videogames su steam, mentre si è dimenticato di quanto fosse fico avere una libreria ben fornita. Aver letto molto, una volta, era segno distintivo, non aver visto più telefilm online.

La verità è che la «rivoluzione digitale» è fallita.
Fallita perché non basta fornire a qualcuno gli strumenti per migliorarsi, bisogna fare in modo che quella persona voglia migliorarsi davvero. Perché quello che fatica per davvero nell'operazione, cari miei, rimane sempre lui.

Ecco perché adesso abbiamo a disposizione tutti gli strumenti tecnologici del mondo, eppure non siamo capaci di fare un bel cazzo di niente, l'amministrazione pubblica non è migliorata di una virgola, la gente che incontro in giro non è più preparata di quella che incontravo negli anni novanta, anzi, gli stupidi si sono trovati tra loro e adesso creano movimenti.

Non ricordo un momento in cui l'amministrazione dello stato abbia toccato un punto così basso. Eppure abbiamo tutto quello che servirebbe per valutarli, dopotutto.

Di questi tempi, volendo, puoi diventare un fisico nucleare studiando a casa tua. Eppure la gente preferisce Gta V. (Niente contro Gta, eh, piace pure a me).

Si potrebbero leggere tutti i libri del mondo, eppure mi trovo a parlare con gente di un ignoranza orrida e abbruttente.

Si potrebbero appunto, fare un sacco di cose, che però non si fanno lo stesso. Anzi, a dirla tutta, mi viene da pensare che, per quanto riguarda la razza umana, non importa quanti strumenti le vengano dati in mano, sarà sempre capace di utilizzare la dinamite per far saltare in aria la casa del vicino.

Sempre liberi di smentirmi.

Kurdt.

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