mercoledì 13 aprile 2011

L'omino che s'era dimenticato il nome (Favola sbilenca)

C'era una volta, come nelle favole che si rispettano, un protagonista, diciamo che il nostro protagonista si chiamava, vediamo un `po, Boh. (Per motivi di trama non si puó rivelare)

Ecco, Boh si chiamava.Ogni mattina si risvegliava con la stessa domanda.

“Come cazzo mi chiamo io?

E non poteva rispondere.

Era un bel problema, quando una ragazza gli si avvicinava, era costretto a scappare via con scuse ridicole :“C'è una scimmia a tre teste alle tue spalle!” o “scusami tesoro ma soffro di una grave forma di sociopatia contagiosa e non vorrei far estinguere l'umanitá” ad esempio.

Aveva anche provato a risolvere il problema chiedendo alla gente per strada,  fermava i passanti e gli interrogava, potevano essere anziane con nipote, impiegati con cane, o donne grasse, non faceva differenza, il dialogo era sempre simile :

“Senta, ma secondo lei come mi chiamo io?”

“Ma è ubriaco? che domanda è?”

“No no, sono sobrio,mi perdoni ma ho perso la memoria e non ricordo più il mio nome, secondo lei come mi chiamo? La prego, mi aiuti,”

“Mah, così su due piedi, beh, non è facile eh, magari la conoscessi da piú tempo, saprei dirle meglio!”

“Ci provi, tiri ad indovinare” la pregava dal basso del suo metro e mezzo, l'omino.

“mah, vediamo... Giorgio”

E allora l'omino senzanome decideva di chiamarsi Giorgio, o Michele, per una settimana, fino a quando capiva finalmente che nemmeno quello  era il suo nome, così ricominciava il processo.

Un giorno si avvicinò ad un signore grosso grosso, alto il doppio di lui, e saltellandogli attorno gli domandò :

"Scusi, signor gigante, ma secondo lei, come mi chiamo io?"
"Come, non lo sa? "

"No! per questo le domando, guardando la mia faccia, saprebbe dirmi come mi chiamo?"
Mhhh ora che ci penso, lei ha proprio una faccia da salame!”

"Grazie tante signor gigante! farò buon uso del suo consiglio!"

Il nostro omino passava le settimane successive a presentarsi così, precipitando la sua vita ad un livello ancora più basso.

“Molto piacere, io mi chiamo Raffaele”

“Il piacere è tutto mio, Salame”

“Ma che fa, insulta?”

“No no, mi chiamo proprio così, Salame, con la S maiuscola”

“Altro che salame, la sua è una bella faccia di merda!” Replicava l'altro alzando i tacchi.

“Grazie del consiglio! Diceva allora il nostro ignaro omino, che cercava sempre di sfruttare le buone imbeccate gratuite.

Tutto questo gli stava costando moltissimo anche con le donne, che, com'è noto, guardano per prima cosa il nome, di una persona.

“Molto piacere, Giulia”

“Incatato di conoscerla, Merda”

“Sciaff”" PERVERTITO!"

La sua vita continuava a peggiorare di giorno in giorno.

Così che decise di avere bisogno di aiuto, e andó a bussare alla porta di un famoso stregone,di nome T'arcord, che si era fatto una certa fama nei casi come il suo.

Lo stregone apri la porta, e strinse la mano all'omino

"T'arcord, piacere" disse.

"..."

"Capisco, lei non ricorda piú il suo vero nome" disse t'arcord, strabuzzando gli occhietti nascosti dietro due occhialoni di vetro  verde.

"Proprio così" disse l'omino senza nome, un pó imbarazzato.
Lo stregone fece sedere l'omino all'interno di un gigantesca sedia a forma di uovo, sistemata proprio all'interno della stanza.

"Si sieda, la prego" disse lo stregone, indicando l'uovo.
L'omino si sedette,rannicchiato nella strana poltrona,
"Questa sedia speciale si chiama Memoriam, e serve a ricordare, in una sola seduta tutto quello che è stato dimenticato nel passato, e anche quello che verrá dimenticato nel futuro! si rilassi, amico mio, e non si preoccupi, la sedia fará tutto da sola, lei liberi la mente da tutti i pensieri che l'affliggono."

L'omino chiuse gli occhi, strizzando le palpebre, diventando prima rosso, poi blu, ed infine verde  per lo sforzo di ricordare, respirava a fatica, i muscoli tesi, era un ode alla  sofferenza.

"Si rilassi! non serve che si sforzi, anzi! è controproducente, il meccanismo Unico Omnisciente Vision-Onirico, U.o.v.o, per gli amici, viene disturbato da flussi di coscienza agitati, quindi si rilassi, o saró costretto a darle una martellata in testa.

"Ma come faccio a rilassarmi? Non è possibile, a comando!"

"Preferisce la martellata?"

 L'omino taque grattandosi la testa

Poi si lasció affondare nella superpoltrona U.o.v.o. E il suo restpiro si fece regolare e tranquillo, il dottore abbasso la luce della stanza. L'unica cosa illuminata era l'uovo, piazzato al centro della stanza, mentre lo stregone sedeva alla sua scrivania.

Una porticina si aprì nella parte inferiore dell'uovo, e da li usci un piccolo pulcino, che trotterellando si avvicino alla scrivania del dottore, gli saltó su una spalla e gli pigoló qualcosa all orecchio, quindi ritornó al punto di partenza, all'interno della poltrona, la piccola porticina gli si richiuse alle spalle.

"Ah amico mio, ora so qual'è il suo nome, il mio piccolo assistente fa sempre il suo dovere. Ora peró, è necessario che lei si renda conto di non averlo mai dimenticato, quel nome "

"Ehi! sta insinuando che mi sto facendo male da solo? Che sto prendendo in giro la gente e pure lei?"

"Amico mio" Disse lo stregone. "Il problema è che lei non vuole ricordare il proprio nome"

"Come no! Certo che lo voglio ricordare, pensi che chiedo alla gente per strada di aiutarmi con qualche consiglio!"

"Certo che lo fa", sorrise lo stregone "è più facile chiedere ai passanti! le racconterò una storia, per aiutarla." e lo stregone improvvisamente si fece serio.

"Un poliziotto sta facendo la sua ronda notturna, quando vede un tizio ubriaco girare attorno ad un lampione, lo sguardo rivolto a terra. Cosa cerca? gli chiede ho perso le chiavi e le sto cercando rispose l'ubriaco, le ha perse qui, sotto il lampione? lo incalzava il poliziotto No, ma dove le ho perse è buio adesso, non le troverei mai. "

Lo stregone  congiunse le mani e continuò

 "Lei è l'ubriaco del mio racconto,   ma ormai non ha piú importanza, ora, si faccia coraggio e mi dica come si chiama"

"Io.. mi chiamo... Napoleone"

Lo stregone sorrise amabilmente e applaudì .

"Bene  signor napoleone, e ora che si è ricordato chi è, mi faccia un favore, non se la prenda troppo per Waterloo, una debacle puó capitare a tutti"

"Non so di cosa parla, dottore, ma la ringrazio infinitamente! Merci! quanto le devo?"

E il ritrovato Napoleone infiló la mano sotto la giacca, per prendere i soldi e pagare il famoso stregone, quando si accorse che non riusciva ad estrarre la mano dalla giacca.

"Che succede! Non riesco a tirar fuori la mano!" strilló in preda al panico.

"Non si preoccupi Monsieur Napoleon, ho solo lanciato un piccolo incantesimo di ricoscenza su di lei, questo incantesimo la proteggerá dalle pallottole vaganti"

"Fantastique! Meravilleux!"

"Ma visto che anche io volevo qualcosa, nell'incantesimo c'è una piccola clausola, lei dovrá portare la mano al portafoglio, almeno una volta al giorno, per ricordarsi dell'aiuto ricevuto da me, non voglio soldi. Ah, dovrà farlo in pubblico"

Napoleone, perplesso, ringrazio e imboccò la porta.



Morale: non ti fidare mai degli stregoni, sono gente strana

8 commenti:

  1. Altro che Divino Otelma! Queste sono lezioni di vita!

    "C'è una scimmia a tre teste alle tue spalle"... per un attimo avrei scommesso che l'omino si chiamasse Guybrush Threepwood.

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  2. Vedo che non sono l'unico che giocava a monkey island, da queste parti:)

    You got the point

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  3. No, non lo sei, tranquillo.
    Merda, che brutta nostalgia dei meravigliosi punta e clicca di una volta...
    *corre a cercare Monkey Island e lo reinstalla*

    "SONO MORTO, DAMMI UN SACCO DI SOLDI!"
    Impagabile Guybrush.

    Maroc

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  4. Monkey island è stata la mia prima avventura grafica, non hai idea della paura che mi metteva quando ci giocavo la sera!

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  5. Bel raccontino... la morale mi ricorda un pò le storie di Augusto scritte da Castruccio :D

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  6. PAURA? Giocando a Monkey Island? O_O
    Te sei veramente un brutto ceffo Kurdt...

    Maroc

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  7. 'Chi è augusto? e chi castruccio? e chi sono io poi?

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  8. Ebbè, non ti ricordi in le chuck's revenge, quando devi andare nel cimitero e pim pum pam, trovare un osso?

    Io avevo paura, avevo anche otto anni però.

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