Nota dell'autore: Tutti i nomi del racconto sono inventati, se qualcuno dovesse riconoscersi in qualcuno o in tutti i personaggi della novella, da modo al qui presente, per ora, kurdt, di procedere legalmente contro di voi e condannarvi ai lavori forzati nella pizzeria di Buckingam Palace.
Un grazie particolare va a Longinous Aka Spammon Saleri, che ha dato una prima ripulita, a cui è seguita una violenta potatura e rifacitura del racconto stesso, che tuttora è al vaglio dei censori.
Ma almeno la prima parte eccola qua.
Incipit
Eravamo atterrati a Stansted in due, io e mia sorella Stella, e ci
eravamo ricongiunti a Calogero, arrivato poche ore prima , a
Liverpool Sation.
Calogero lo avevo conosciuto nel convitto dove studiavo, tre anni
prima.
Eravamo diventati amici inseparabili, tanto che, per qualche tempo,
erano girate persino delle voci su una nostra presunta liaison
omosessuale, prontamente rigettate indietro dai sottoscritti.
Lui era siciliano, di un piccolo paese di nome Campobello di Licata,
un inutile villaggetto da cui era scappato il prima possibile,
lasciandosi alle spalle un padre alcolizzato e una madre
rompicoglioni.
Niente da rimpiangere insomma.
Ci stava aspettando sulla banchina del treno, in piedi, minuto, e con
un sorriso a trentadue denti che mi faceva capire quanto aspettasse
di ritrovarsi li con noi
“Come
Ftate, ragazzi?”
“Ftiamo
bene, CaloCero, ma tu ancora non hai imparato a parlare?” mi
divertivo da impazzire a romperli i coglioni.
“Non
è colpa mia se ho la Egrgre moscia”
”Ma
é colpa tua essere un frocio di merda”
E scoppiammo a ridere, insieme, ancora una volta.
Aveva fatto praticamente tutto lui, trovando la casa e contattando
l’agenzia che aveva promesso di trovarci lavoro.
Il tizio che ci avrebbe affittava l’appartamento si chiamava Hamid,
e affermava di essere pakistano, ed effettivamente ne aveva tutto
l’aspetto, puzza di fritto compresa.
L’appartamento di merda che ci affittava era composto di una doppia
ed una tripla; nella tripla ci piazzammo noi tre, nella doppia
stavano Riccardo e Maurizio.
Maurizio era un ragazzo tranquillo; 23 anni,capelli neri e faccia da
istrice occhialuto, che era venuto a trovare fortuna nella ricca e
mirabolante Inghilterra. Era una di quelle persone che quando gli
pesti un piede, ti chiedono “potresti mica togliere i tuoi 120
chili dal mio, piede, per favore?”, rimase solo una settimana, a
casa nostra, e questo, lo capii dopo, era collegato alla narcolessia
di Riccardo l'altro coinquilino.
Riccardo era invece esattamente l'opposto, capelli castani lunghi e
ricci, rideva in continuazione, e si grattava in continuazione, come
se avesse un battaglione di pulci dispiegato dappertutto.
Avevamo fatto amicizia in fretta-
“Ve
qui, Kurdt, facemose 'na bomba”
“Ok.”
“Ma
cosa cazzo ci fai a Londra ?”
“Bah,
in realtà non lo so”
“E
tu che ci fai qui in questo postaccio?”
“Bah,
io so scappato da 'na storiaccia, senti un pò che te la racconto..
Nzomma stavo con sta regazza lì, ad Atri,e questa qua, aoh, gli
regalavo di tutto, perchè all'epoca spacciavo ad alti livelli e i
dindi ce li avevo, pure la moto per il compleanno! Sta troia
Insomma
sta stronza non m'ha messo le corna con un coglione?
"Ma no! "
"questo le aveva messo in testa un sacco di scemenze, faceva
tanto il filosofo, lei diceva che era solo il suo confidente speciale
” parlava rapido, mitragliandomi addosso la sua storia.
“Poi
l'ho incontrata in un bar. Stava seduta con lui. “
“Ma
no” Dico io.
“Senti Kurdt, non ho mai pestato un cristiano a quella maniera.
L'hanno rilasciato dopo un mese, dall'ospedale” gettai un occhio
sulle mani, tremavano, la voce era bassa.
“E
poi?” Chiesi
“E
poi so scappato qua!” Sghignazzò tutto contento.
“Fantastico,
un pazzo maniaco in casa, nientemeno” pensai, e pensai anche
ad una scusa efficace per lasciare il disturbo, ma Riccardo non
me ne diede il tempo e si abbioccò alla velocità della luce,
permettendomi di defilarmi alla ben e meglio.
Le nostre conversazioni duravano più o meno cinque minuti, poi lui
ineluttabilmente si addormentava.
Avrei scoperto in seguito la ragione profonda di questa narcolessia.
Nel complesso però, ci mescolammo bene, e, mentre io e Calogero
discutevamo di stronzate, Riccardo ci provava con mia sorella, che
gli dava buca a ripetizione, frustrando le sue avance con frasi mozze
e perentorie, di cui la mia preferita era: “sei troppo stupido per
me”
Dopo una settimana di fancazzismo, e un paio di centinaia di sterline
spese in maniera stupida, aquistando quelle tipiche puttanate da
turisti usciti per la prima volta dalla periferia italiana, torri di
londra in miniatura,il libro delle creature di Doungeons&Dragons
e molteplici bustine di carte Magic, a prezzi al pacchetto
giustificabili solo se imbustate in pelle umana.
Finalmente ci chiamarono dall’agenzia, dovevamo presentarci la
mattina seguente.
“PRIME
ROSE - You
think, we do!” stava scritto
ironicamente sulla porta, in un vicolo di una via stretta e piena di
scritte, che cercavo di collegare al significato italiano.
Non
avevo problemi con "Office"-"Ufficio" ne con
"Bicycle" bicicletta. Facile.
Ma
ad esempio con "bicyclestore" erano cazzi amari. "Storie
di biciclette" era la traduzione ufficiale dei primi giorni,
fino a quando capii entrando in quel "negozio" che, cazzo,
non vendevano storie, ma proprio biciclette .
Salite le scale ci ritrovammo in una sala piena di gente, la maggior
parte in uniforme da lavoro, che aspettava il proprio turno per
parlare con un tizio grasso seduto ad una scrivania, alla fine della
sala.
“Dobbiamo
parlare con quello, Ste'?” e indico il lardoso bastardo.
“Credo
proprio di si, Kurdt...”
“Io
non parlo inglese, Ste'”
“Manco
lui, secondo me”
Il posto era una sorta di agenzia di collocamento per disperati
italiani che cercavano lavoro li in Inghilterra, lui li faceva
arrivare a mo' di bestiame dall'Italia, e poi li offriva al miglior
offerente.
Arrivo il mio turno, e mi chiamarono a sedermi di fronte al
pachiderma.
“E
tu saresti Kurdt, GIUSTO?” e “GIUSTO” suonava come una sputo in
faccia.
“
Proprio io”
“E
saresti sardo?”
“Sono
sardo”
“Ok,
ho un posto perfetto per te”
Afferra il telefono,digita velocemente un numero e inizia a parlare,
accendendosi una sigaretta nella sala che accumulava decine di
persone nervose, di cui almeno la metà stava cercando di
battere il record mondiale di sigarette fumate/Minuto, creando il
tipico effetto “nebbia di Londra Indoor.
“Ehi,
ho un ragazzo per te, è SARDO, e tu lo sai come sono i sardi!
Questo gli dai la carica e parte fino a sera, senza fermarsi!".
Piccola pausa, la mano con la sigaretta bloccata a mezz'aria fra la
bocca e la cornetta.
" NnooooO, noooO...”
E mi guarda come per valutare l’infossatura delle mie occhiaie.
“Tranquilla,
non si droga, te l’assicuro, è robusto, e poi lo sai come sono i
sardi, lavorano tutto il giorno, e non rompono i coglioni ”
Mentre diceva questo, azzannava affannando un panino sputacchiando
brandelli di pane tutt’attorno, mentre un rivoletto di maionese e
succo di pomodoro si faceva strada lungo le sue labbra, precipitando
sulla camicia .
“Ok,
perfetto, allora domani te lo mando..Non ti preoccupare! ti ho mai
fregata? a parte quel pusher turco che smerciava dentro la cucina
chiaro. Ecco, perfetto, domani te lo faccio trovare li, impacchettato
e pronto a lavorare”
E riattaccò.
“Perfetto,
comehaidetto che
ti chiami?
"Herman Hesse " Dico io
"Beh,
Ermanesse, devi stare domani a banks, black line, Bow
Churchyard, la taverna etrusca, ti aspettano per
le nove. Hai afferrato?”
“Sicuro”.
Non avevo la minima idea di cosa fosse la black line ne cosa fosse la
taverna etrusca, ma contavo di trovarle vagando per qualche ora e
chiedendo a tutti i bobbies della città.
“Mi
aspettano per fare cosa?”
“Lavapiatti,
chiaro, non parli inglese”
“E
quanto mi pagano?”
“450
pound al mese "
"Ed è molto?"
"Abbastanza, se sei un immigrato e non conosci ancora il
lavoro.” e per una volta il suo tono rasentava l'umano.
Evidentemente era stato dall'altra parte della scrivania, un tempo.
Calogero ottenne un posto migliore, a 600 pounds al mese, mentre per
mia sorella ancora non era venuto fuori niente.
Eravamo a Londra.
Avevamo un lavoro.
La conquista del mondo era ad un passo.
Le ultime tre frasi fanno molto Trainspotting.
RispondiEliminaBravo, bel resoconto, m'è piaciuto.
Maroc
Il resoconto non è finito, e per tranquillizzarti sappi che non ho dimenticato la testa di scimmia-
RispondiEliminaMi associo al mitico Maroc, anche io ho pensato a Trainspotting.
RispondiEliminaDavvero faigo, mi sembrava di averceli davanti i personaggi. Bello, considerando anche la scarsità delle descrizioni. Non vedo l'ora di vedere come si evolve.
P.S. spero che un giorno potrò far leggere quello che sto preparando io, mi manca pochissimo non so da quanto oramai :D
Tu quando lo finisci avverti, se è bello ti faccio pubblicità aggratis
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