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sabato 27 luglio 2013

Gioacchino Larry


Intanto mi scuso per non aver scritto nulla negli ultimi tempi, ma sono tornato in Italia e per prima cosa ho da sistemare delle faccende importanti, tipo sopravvivere, mangiare, copulare, sicuramente mi capirete.

E poi mi scuso perché la prima cosa che pubblicherò dopo un mesetto buono di attesa è, ohibò, un racconto, che ad alcuni piacerà, sopratutto a quelli che come me, amano il calcio giocato. Questo racconto parla di un giocatore, e chi ama il calcio riconoscerà immediatamente di che giocatore si parli, un giocatore dicevo, arrivato con tanti proclami e infine sparito nella mediocrità.

Un giocatore che, per quanto a giocare a pallone fosse una pippa, era un grandissimo uomo. E questo, a prescindere dal calcio, che è solo un gioco, è sempre un merito.

                                                    Gioacchino Larry

domenica 16 giugno 2013

Metterci la faccia



Quando eravamo punk

Mi guardo allo specchio e vedo un tizio con la barba, trentenne, con qualche accenno di ruga e capelli corti e neri. L'espressione è ancora buona, combattiva.

Eppure c'è qualcosa che stona, nell'insieme. Pare l'abbiano appena imbrogliato, quel tizio. Gli hanno sempre detto che l'abito non fa il monaco, ma sono cazzate.

Magari è tutta una questione di faccia. Avessi una faccia più gentile forse avrei quello che voglio più in fretta. Magari no, è solo un' idea. Magari è una questione di colore della pelle, sono più scuro di un nordafricano, una volta, in Egitto, andavo in giro con una tizia e un poliziotto arriva sparato urlando qualcosa come “kiallah mutuallah sbudellahh” io gli dico che non capivo un cazzo, di parlarmi in inglese, perché ero italiano, questo insiste a parlarmi in Arabo, allora guardo la tizia che stava vicino a me, svedese, e capisco. Il tizio è convinto io sia Arabo, ed è geloso. Cerco di risolvere il problema prendendo il passaporto dalla tasca posteriore dei miei jeans, ma appena accenno a farlo il tizio spiana il mitra all'altezza del mio ombelico, alzo le mani, sorrido, gli dico “ehi amico, devo solo prendere il portafoglio, mica una pistola”. Riprovo ad agguantare il portafoglio e finalmente riesco a tirarlo fuori, lui se lo guarda stupito, si scusa una decina di volte, poi mi chiede se ho parenti arabi. Poi ci lascia andare.

venerdì 18 maggio 2012

Ho visto un Underdog Volare!

Amici miei, ho qualcosa da dirvi, una roba che fa impallidire la crisi, la guerra in medio oriente (un evergreen) o il movimento cinque palle.

Ho pubblicato il mio primo racconto, the Underdog con Lulu, e l'ho messo in vendita, un ardita operazione commerciale che di questi tempi andrà in diretta concorrenza con l'entrata in borsa di Facebook



The Underdog
La copertina in vero Html è una chicca per pochi.  I guantoni invece sono proprio i miei.


Ho editato attentamente la versione Epub, eliminando gli errori che potete leggere sulla versione blogghera e
l'ho messo in vendita al prezzo stellare di 2,00 euro, con licenza Creative Commons (che significa che idealmente potete copiarlo quante cazzo di volte vi pare e non avrete la Siae alle calcagna).
Se siete dei veri figli di puttana potete anche mettervi d'accordo e ne comprate una copia e poi ve lo passate
aggratis l'uno all'altro. Come se non vi conoscessi.
L'ho messo a due euro perchè così il mio guadagno è di 1,10 euro, in pratica se lo leggete e vi piace, mi offrite un caffè al bar, una roba equa.

Per quei quattro tonti che lo hanno aquistato PRIMA che facessi l'annuncio ufficiale, vi regalo la versione E-pub che non era disponibile, scrivetemi una mail.

E se proprio non avete due euro da investire in un opera fondamentale per la conoscenza umana, bene, potete sempre farmi pubblicità, che serve sempre.

In poche parole : Accatativill' per  primi cento offro anche una copia autografata del mio gatto.


Support independent publishing: Buy this e-book on Lulu.
Accattatelo schiacciando sul pulsante, dopo averlo premuto automaticamente un ACHER entrerà nel vostro conto corrente e vi freghera anche i calzini.

Dicono di lui :


Un piccolo passo per l'umanità, un grande passo per la letteratura di genere schiaffologico.

( Albert Einstein)

Restituire violenza alla violenza moltiplica la violenza, aggiungendo una più profonda oscurità a una notte ch’è già priva di stelle. L’oscurità non può allontanare l’odio; solo the underdog può farlo.

Martin Luther King


Rare sono le persone che usano la mente…
poche coloro che usano il Cuore…
Le migliori sono quelle che usano gli schiaffi

Per questo The underdog dovete accattarvelo

[Rita Levi di Montalcini]



Ghhhhhrraaaaaa  Wrrrooaaaaaaahhhh woao Graaaaaaaaa Graaaaaaaaa UNDERDOG.

Fabio Volo,

sabato 3 dicembre 2011

Le unghie del gatto


Questo racconto è l'ideale continuazione di questo : "gli occhi del gatto"

Nota dell'autore: 

Questo racconto contiene fatti e luoghi che potrebbero ricordare fatti reali, non per questo avete il diritto di denunciarmi solo perchè credete che qualcuno dei vostri cari venga descritto bene da questi.

Oltretutto non è colpa mia se i vostri cari sono dei pezzi di merda.


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Quattro ruote slittano nel buio della notte, due mani si aggrappano al volante come fosse un talismano e lo girano, la macchina colpisce il guard rail e si solleva in aria compiendo due eleganti piroette, atterra in un campo coltivato e si ribalta ancora come un cestello di lavatrice per un paio di volte, si ferma contro un muretto di pietra, abbattendolo.

Silenzio. La macchina capovolta è ridotta ad un ammasso di rottami, la portiera anteriore si apre e cade a terra, ne esce una figura umana imponente che sostenendosi alla carrozzeria della macchina si avvicina al bagagliaio. L'uomo emette un gemito tentando di aprirlo, tira verso l'alto la maniglia, la ferraglia risponde con un clangore, l'uomo da un pugno alla carrozzeria facendola risuonare come un tamburo, poi si inarcua per il secondo tentativo, spinge, lo sportello si apre per metà. Dentro si vedono chiaramente le teste dei due passeggeri che viaggiavano con lui.
Sono incastrati, longheroni d'acciaio dividono le sedie posteriori dalle altre, rendendo l'abitacolo una gabbia.

“uscite cazzo, le porte davanti non funzionano”

I due a sentire questo si muovono, il tetto dell'auto è schiacciato, i finestrini sono esplosi inondando di cristallo gli interni, trappole mortali con vetri semisaltati attaccati alla cornice di metallo. Uno dei passeggeri allunga le braccia fino ad afferrare la sportello contorto del bagagliaio e se ne tira fuori passando attraverso lo stretto corridoio di ferraglia che lo separa dall'uscita, la faccia insanguinata illuminata dalle luci di posizione dell'auto ancora accese.

L'altro è troppo grasso per infilarsi nel passaggio tra i sedili posteriori e il bagagliaio, ha una gamba incastrata sotto un sedile saltato via. “tiratemi fuori cazzo, ho una gamba rotta” piagniucola.
“Ora ti aiuto” dice il magro, si avvicina al finestrino e butta giù a calci gli ultimi vetri rimasti ancora avvinghiati alla cornice, poi chiama il grassone incastrato : “esci da qui. C'è spazio”. Il grassone è spaventato a morte, “chiama i pompieri!” dice “ho la gamba incastrata, qualcosa mi blocca la caviglia” e l'altro :“il tuo culo grasso blocca le caviglie , dammi la mano che ti tiro fuori”.

Lui porge la mano, il magro puntella i piedi sulla portiera e da uno strattone, il grassone urla e esce dal finestrino come dentifricio dal tubetto.

Il pilota si allontana dalla macchina camminando verso la strada, arriva al punto in cui ha colpito il guard rail, supera una montagnola di terra e vi si arrampica, poi crolla a terra.
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In ospedale un dottore sta parlando ad una donna appoggiata alla parete del corridoio :
“ Purtroppo è deceduto signora. Mi spiace” e lo dice con voce calma di chi ha ripetuto spesso queste parole.
La madre si copre il viso con le mani e fa scivolare la schiena sulla parete fino al pavimento, piange.
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Stavo fuori a dar da mangiare alle galline quando suona il telefono, raccolgo la cornetta e dall'altra parte la voce di qualcuno che non ricordo di conoscere dice :

“ è morto Iuri macciccu, ha avuto un incidente ieri notte” La voce assomiglia a quella di un mio vecchio compagno di classe, ma non ne sono sicuro.
“Ma tu chi sei?” chiedo, la voce all'altro capo della cornetta ride e dice “Alessio” al che io dico “ah” .
“Vieni al funerale? È domani” non lo chiede con molta convinzione, Iuri non m'era mai piaciuto, lo sa.
“Non credo alè, non lo potevo vedere prima, ora che è morto ancora meno”
“Vieni lo stesso, la madre è disperata, quello stava sul cazzo quasi a tutti, pensa ad che tristezza un funerale vuoto. Vieni, poi andiamo a prenderci una birra.”
Non mi convince molto ma accetto, riattacco, esco fuori e continuo con le galline.

Al funerale non c'è molta gente, i vecchi compagni di classe delle medie stanno tutti ammassati assieme come un branco di pecore, le ragazze da una parte e i ragazzi dall'altra, come si conviene alla morale  di un paese.

Finita la funzione seguiamo sotto il solleone il carro da morto, la vecchia bidella della scuola si batte il petto e piange. Penso che è strano, l'ultima volta che l'ho vista parlare con Iuri lo stava picchiando con la scopa dopo averlo trovato a pisciare nel lavandino.

“Magari morissi!” gli aveva urlato, mentre lui scappava dalla finestra. Non aveva sbagliato poi di molto.
Un folto gruppo di donnette si era unito alla processione. Tutte con il costume nero tradizionale d'ordinanza che ricordava fossero vedove, e che soffrivano per questo.Nessun uomo avrebbe potuto avvicinarsi.
Il vestito nero avvisava che non c'era trippa per gatti.
Nessun gatto si sarebbe affacciato comunque.
Le beghine camminano come un plotone nazista a passo di marcia, il ritmo era :
due battute di petto, otto passi. Un gridolino di dolore, sedici passi. Due battute di petto otto passi. pianto e strilla, trentadue passi. Arrivo al cimitero, capelli strappati e scambio di segni di pace.
 Silenzio assoluto.
Dall'alcova alla fine del viale, il prete in piedi davanti alla bara bianca aveva iniziato ad arringare i semi-addolorati presenti :
“Fratelli e sorelle, volevo ricordare insieme a voi tutti uno dei nostri fratelli, un giovane abete appena sbocciato nel bosco del signore”
Il prete è sempre lo stesso da dieci anni, lo spostarono nella nostra parrocchia quando venne denunciato da alcuni chirichetti, un vecchio trucchetto cattolico.
“Lo ricordo ancora bambino quando serviva nella casa del signore, sorridendo e scherzando con i suoi compagni, molti dei quali vedo ancora qui, a piangerlo”

Io ero tra questi, non piangevo di certo. Ricordavo che il prete un giorno lo aveva trovato a lavarsi i capelli nell'acquasantiera prima della funzione. Lo aveva preso a calci nel culo così forte che il lunedì a scuola doveva spostare il peso da una chiappa all'altra come fosse stato punto dalle zecche.

E gesù disse : -che i bambini vengano a me, perchè loro è il regno dei cieli- volevo ricordare Iuri com'era, un bambino puro e semplice, volato nel regno dei cieli troppo presto, ma sicuramente ora libero dalle spoglie mortali, felice nell'abbraccio dell'eterno amore che come una termocoperta, tutto avvolge”

Secondo me invece sta bruciando all'inferno, con due diavoli a servizio completo e permanente tutti per lui; due diavoli che lo pungolano e lo spingono a calci nella pece bollente; due diavoli che gli pisciano lava ardente in bocca; due diavoli che gli infilano petardi nel culo. Questo meritava.

Alla mia sinistra sta Alessio, tiene le mani congiunte, tenta di non muoversi troppo, di non dare nell'occhio. Come me non entrava in chiesa da dieci anni, dopo la cresima.
“Ale, ma com'è stato l'incidente, come ha fatto ad uscire di strada?”

Il prete dice :“ Gli spiriti buoni sono sempre i benvenuti nel grande lions Club del signore”

Alessio si guarda attorno prima di rispondere.

“ E nessuna pecorella verrà lasciata sola quando verrà l'apocalisse,  fuoco e fiamme inceneriranno il lussuriosi e i malvagi ”

Poi si gira e dice : “stava correndo troppo, la cosa strana è che la macchina è uscita di strada sul retilineo della circonvallazione, non in  curva”.

Il prete dice “ le autostrade del signore sono infinite, ma il pedaggio a volte è un po' salato”

“Pare che un animale gli abbia attraversato la strada, ha tentato di schivarlo ed è uscito”

“che animale era?” chiedo

Il prete dice : “E il leone giacerà con l'agnello, ma l'agnello dormirà ben poco”

“Un gatto.” Dice .
               
                                                                Adoro i gatti.                                                                                                                                                            


Kurdt

mercoledì 30 novembre 2011

Gli occhi del gatto

Illustrazione di Francesco Deidda.


Avevo undici anni e stavo uscendo dal portone di casa, ppena fuori dal vialetto di terra stava la nuova piazzetta.

Sorgeva dove c'era stato il vecchio cimitero del paese, le ossa erano state lasciate la sotto, nessuno le aveva reclamate, prima che iniziassero i lavori arrivò una ruspa per spianare il terreno, la ruspa trasportò tutta la terra, ossa comprese, nel nostro giardino, scardinando il portone principale.

Così capitava spesso che tra un albero di limoni e uno di pesche spuntasse un giorno una tibia, un giorno un femore. "La terra è maledetta" dicevo alle mie sorelle ancora troppo piccole per capire cosa significasse quella parola, e ogni tanto portavamo a mò di trofei qualcuna di quelle ossa polverose e la mettevamo sul comodino, aspettando che ci colpisse la maledizione. Non succedeva mai niente.

I limoni invece crescevano rigogliosi grazie ai sali minerali e i fosfati rilasciati dalle ossa.

Avevo dieci anni una mattina di primavera e stavo giocando con mia sorella Anna fuori dal portone scardinato, quando vediamo avvicinarci alla piazzetta tre ragazzi più grandi , uno di loro portava un pezzo di pelliccia arrotolato attorno al braccio.

Mia sorella scappa verso casa, io scavalco il portone e rimango a guardare un po' distante.

Loro lasciano cadere il pezzo di pelliccia per terra appoggiato al muro della vecchia casa coloniale e formano un semicerchio attorno. Iuri, il figlio del panettiere gli da un calcio e la pelliccia prende vita, si arruffa e soffia. Un gatto.

Un piccolo gatto tigrato cenere e nero, piccolo come una scarpa.

"Finalmente ti sei svegliato gatto di merda" dice Mauro, il figlio del Fabbro, soprannominato "ratto" per la faccia appuntita e il corpo ingobbito.
"Dagliene un altro, così capisce meglio" dice Iuri.
Il terzo non mi ricordo come si chiama, si preoccupa solo di non fare scappare il gatto, chiudendogli ogni via di fuga. Ma quello non ci pensa neanche a scappare, terrorizzato.

Fulvio mi guarda di sguincio per un istante, poi torna al gatto, più piccolo di qualche anno e magrolino, niente di preoccupante.

Bam.

Un altro calcio prende il gatto dritto sui denti, il musetto bianco s'imporpora. Il gatto si gonfia,una palla di pelo gonfiata come un palloncino.

Bam 

Un altro calcio.

Un calcio, un altro un altro e un altro ancora, il gatto passa da un piede all'altro assaggiando tutte e sei le scarpe.

"Smettetela" dico a mezza voce voglio salvare il gatto, ma anche me stesso. Nessuno risponde.

"Smettetela pezzi di merda" Dico. Stavolta quasi urlando, la voce bassa e rotta.

Si girano tutti e tre, stupiti che un ragazzino rachitico osi mettersi in mezzo con il loro passatempo.

"Il figlio della segretara sei! e vieni ad aiutarlo se sei capace" mi dice Iuri, lanciandomi una pietra che si polverizza sul metallo nero alle mie spalle.

"Ohhh! attenti al gatto, non lasciarlo scappare! puttana eva, ". Il gatto s'era intrufolato tra le gambe del terzo pezzo di merda non-mi-ricordo il -nome e stava scappando ondeggiando come una barca nella marea, aveva sicuramente qualcosa di rotto, dentro di me faccio il tifo per lui.

Iuri mi si piazza davanti, gli arrivo al collo, alza il pugno e me lo lascia cadere dritto in testa, come si picchia un cane stupido.

"Hai fatto scappare il gatto, coglione" sputava mentre parlava, non sento nulla vedevo solo la sua bocca contorcersi e sputare proiettili di saliva. A causa del cazzotto, mi ronzano le orecchie,  mi prende per un braccio e mi sbatte a terra.

Bam

Un calcio sullo stomaco mi fa piegare come se mi avessero attaccato una molla tra la testa e i piedi, rotolo un po' sul cemento e mi fermo pancia all'aria.

Bam 

Un calcio sulle costole. Gemo un po' per finta, per fare contento il sadico bastardo che non capisce la mia finta e mi lascia in pace. Nel frattempo il suo compare ha ripreso il gatto e lo porta tutto esultante verso di noi.

Lo tiene a distanza per la collottola, il gatto soffia, incazzato per essere stato ripreso proprio sulla linea. "Ci aveva sperato, povero bastardo" penso.

Lo rimettono in mezzo, ma stavolta il gatto rimane li, non reagisce, bam,bam,bam,bam, oramai il gatto s'è arreso, è un pugile suonato,  "potreste ammazzarlo e non gli fregherebbe un cazzo, merde, ha vinto lui"rantolo.

Mauro che fino ad ora era stato zitto tira fuori dalla tasca una miccetta gialla, di quelle chiamate raudi, la soppesa sulla mano e poi sorride; un sorriso da maniaco sessuale, da pedofilo, gli fiorisce in quella sua schifosa faccia da ratto.

"Proviamo con questo. Tenetelo fermo voi due, vedete come si corre adesso questo stronzo"

Iuri e l'altro stronzo tengono il gatto ben appiattito al suolo, lui non oppone molta resistenza, è esausto, una zampa rotta, qualche dente scheggiato e il muso frantumato.Solo gli occhi si muovono, guizzando a destra e a sinistra come pesci, occhi giallastri come monete d'oro, occhi terrorizzati che guardavano  i suoi carnefici .

"Infilaglielo nel culo"

"Si dai, vediamo cosa succede"

"Cosacazzo credete succeda stronzi, mettetelo nel culo a vostra madre quel raudo"  stavolta Mauro mi ha sentito e torna per la seconda spazzolata. BamBamBam. Ero a terra, rimango a terra, ma non parlo più, guardo e basta.

La coda del gatto si agita come una frusta, poi Iuri l'afferra e anche quella piccola rivolta è sedata, Mauro s'inginocchia di fronte al gatto, "tieni la coda su" dice, e poi infila il Raudo nel buco del culo del gatto fino a che spunta solo per metà. La cappella marrone del raudo bene in vista.


Il gatto tenta di cagare via il petardo,  Mauro lo infila di nuovo ancora più a fondo, "Meowww" il verso è basso e costante. La pallottola di pelo appiattita al suolo come un tappeto, tre grossi pezzi di merda sopra di lui, un petardo nel culo.

"Accendilo dai" 

E il senzanome lo accende, poi scatta in piedi per primo e scappa, seguito dagli altri, uno zampillo incandescente esce dal culo del gatto che si alza barcollante, si guarda dietro con gli occhi spalancati a studiare i suoi aguzzini, e tenta per la seconda volta la fuga,saltellando a passo di danza.

Plim plim plim crock. Plim Plim Plim Crock (ripetere).

Un due tre, zampa rotta, un due tre, zampa rotta, un due tre, zampa rotta.

Quando il gatto è quasi fuori dalla piazza il fuoco diventa fumo, "cagalo, stupido bastardo" spero.

Il raudo esplode, il gatto viene sparato in avanti come un razzo con uno sbuffo di fumo azzurro, le gambe strappate come petali d'un fiore con un abisso rosso al centro, le budella sparse , nessun rumore, le faccie di merda, una pioggerellina di sangue cade tut'attorno.
mi metto a sedere. Il mezzo gatto non si muove più.

"Se dici qualcosa a qualcuno ti spacchiamo il culo anche a te, domani a scuola" dice nonsocomesichiama.

"Vaffanculo stronzidimmerda" dico, poi mi alzo e me ne vado verso casa barcollando.
Se ne vanno anche loro.
Il gatto li, sul cemento.


mercoledì 2 novembre 2011

L'uomo di coccio e la donna d'argilla




C'era una volta un uomo di coccio, era nato proprio così, della stessa materia dei vasi.

Sua madre partorì normalmente, come partoriscono tutte le donne, ma quando l'ostetrica le passo il bambino, s'accorse che il bambino non era roseo com'era lecito aspettarsi, ma rosso color della terra.

E anche la consistenza del bambino non era quella morbida e grassoccia di tanti altri ma era solida e rossiccia. E un po' impolverata.

Il bambino era cresciuto come tutti gli altri, era andato a scuola come tutti gli altri, ma nessuno lo aveva voluto come compagno di banco, perchè ogni volta che si girava faceva volare qualche dente, e visto che era anche sbadato, capitava piuttosto spesso.

Non gli piaceva nemmeno parlare, non parlava infatti che con le cose, parlava con i rametti raccolti nel bosco, le pietre, i muri e i pali della luce erano ottimi interlocutori, schifava invece gli umani, che non capivano bene il suo tono di voce bronzeo e gutturale, e a volte quando si avvicinava lo cacciavano a colpi di pietra, che risuonavano sulla sua pelle dura con un “Gong”.

Il colore della pelle lo aveva ripreso da suo padre, ch'era di roccia invece che di coccio, e sicuramente aveva avuto una certa parte nel suo bizzarro destino.

Gli piaceva leggere però, e scrivere anche, sua madre, donna compassionevole e saggia, aveva deciso di insegnargli a farlo in tenerissima età, quasi per compensare la deformazione che lo appestava.

Il risultato era comico, un uomo di coccio, che non sapeva parlare, ma che riusciva a comunicare solo con parole scritte, aveva imparato ad esprimersi in qualche modo. Sembrava ai più come un sordo che avesse imparato il linguaggio dei segni, o un cieco dotto dell'alfabeto braille.

Il bambino di coccio cresceva, la gente aveva scoperto che sulla sua pelle si poteva scrivere molto bene, e quello che si scriveva o disegnava sopra restava impresso molto a lungo, così, a volte alcuni curiosi si avvicinavano a lui con un pennello e si mettevano a dipingere, dichiarazioni d'amore, che lui restituiva entusiasta, scene di guerra, che un po' lo spaventavano. Altri ancora solo insulti, come sui muri alla stazione.

La sua pelle dopo un po', aveva cominciato ad assomigliare ad un murales, o  un colossale tatuaggio. Alcuni disegni non gli piacevano per niente, e allora tentava di cancellarli in tutti i modi, uno in particolare non voleva proprio andare via, era un cuore dipinto con la vernice indelebile sullo sfondo di una bella spiaggia caraibica.
In tutti i modi aveva provato ad eliminarlo, con l'alcool, i solventi, s'era anche gettato, completamente nudo nell'acqua del lago, ma l'unico effetto era stato un forte raffreddore. E per gli uomini di coccio i raffreddori possono essere una cosa molto seria.

aveva deciso di viaggiare per paesi lontani, in modo da dimenticare il suo, dove si sentiva un po' solo, aveva incontrato i lapponi del nord, che avevano provato a gettarlo nella neve fredda, nella speranza di ripulirlo, aveva attraversato il deserto con le carovane degli uomini azzurri, che lo avevano ricoperto di sabbia. Aveva anche scalato le montagne rocciose del Tibet, in cerca di una maniera per cancellare tutti quei disegni, ma niente sembrava funzionare.

Ma niente fuzionava, e lui continuava ad assomigliare ad un bizzarro murales creato da mille mani, e anzi, i disegni sembravano aumentare di numero. Ora s'erano aggiunti, in ordine:

  1. Una renna con un corno spezzato
  2. Un cammello ed un cammelliere intenti ad affrontare il Sahara.)
  3. Un monaco tibetano che meditava (anche se questo disegno stava lentamente scomparendo da solo, e sorprendentemente, gli dava pace.)

Decise di tornare a casa. “Le ho provate tutte, oramai, e nulla ha funzionato, non ha senso continuare a viaggiare, tanto vale rimanere a casa, e vivere la vita come viene”

Mentre era sulla via di casa venne fermato da una donna d'argilla, che dopo averlo osservato per un po', gli chiese le ragioni delle sue pene.

“Sono tutto dipinto” Disse l'omino di coccio “e per giunta tutti si divertono a lasciarmi i loro ricordi addosso, e non posso cancellarli”

Patetico” disse la donnina d'argilla, tutta contenta, saltellandogli attorno.

Patetico e Ridicolo uomo di coccio” Aggiunse, ma con un tono gentile.

“Ti comporti come se tutte le pene del mondo gravino sulle tue spalle, ma guardati attorno, non sei solo tu ad essere strano e diverso.”

L'omino di coccio aveva spalancato gli occhi stupito, le sopracciglia, anch'esse di coccio, s'erano incrinate lasciando cadere una polverina rossiccia che gli sporcava i vestiti.

“Vieni qui e guarda” disse la donnina d'argilla, che a guardarla bene era proprio carina.

“Guardati attorno e dimmi cosa vedi” e con il dito la donnina indicava tutta la gente che li circondava.

E l'omino di coccio vide tante cose, omini d'argilla, di coccio, omini con due teste, omini che camminavano su tre zampe e altri che ancora svolazzavano trasportati come aerei a reazione dai loro peti, vide gemelli siamesi attaccati solo per il gomito che litigavano per chi dovesse scrivere (erano entrambi destrimani), e ancora uomini fatti solo di parole che si sfaldavano ad ogni grido.

E lui in mezzo a loro non si sentiva più così strano.

“Oggi sarò io il tuo dottore”, esclamò la donna di coccio divertita

“Due carezze e un bicchiere di latte questa è la mia ricetta per la felicità”

Appena furono pronunciate queste parole, tutte le scritte sulla pelle dell'omino di coccio iniziarono a sparire.

“Era così semplice quindi. Ed io che credevo di dover trovare chissà che segreto!”

“Si, sciocco, era semplice, ma è una caratteristica tipica di voi omini di coccio complicare tanto le cose ”

E l'omino, riconoscente, l'abbracciò e di nascosto le infilò un pezzetto di carta nel taschino-

“Ti voglio bene” diceva il foglio.

La donna d'argilla sorrise.

lunedì 25 aprile 2011

Scambi

Nota dell'autore:

Questo racconto venne scritto originariamente per Drink! l'ottimo blog di Emiliano Ribaudo, detto emix.
Ho aspettato un pò prima di ripubblicarla ma ora è giunto il momento di darla in pasto anche a voi, amici miei.

Buona lettura!

            Avvertenza, la musica consigliata è solo consigliata






Il protagonista della nostra storia aveva 7 anni, anche se spesso raccontava in giro di averne 8, per farsi bello con le amichette della scuola .
Si chiamava Paolo Palmiro Panegirico, e frequentava la scuola comunale "Eugenio Stronzetti " in una piccola cittadina del cazzo chiamata Sberlonia.
Gli avevano regalato da poco una console, un C64, da quel giorno la sua vita non era stata più la stessa.
I pomeriggi passavano velocissimi distruggendo mondi alieni, proteggendo principesse, e facendo atterrare su mondi alieni astronavi cariche di principesse, da usare come esca per prevedibili eroi.

Sembrava che niente potesse frenare questo amore tra un pezzo di pulsante silicio, ed un umano grassottello e sudaticcio.

Ma si sa, la primavera della passione dura  poco, e dopo i anni di amplessi prolungati a suon di Montezuma's revenge e Arkanoid, Ppp* inizio a guardare con disprezzo le immagini pixellose e poco definite su cui fino a pochi mesi prima aveva sbavato come un lupo mannaro.

Complice in questa repentina svolta sentimentale fu la visione mistica, in una misteriosa vetrina del centro, di un oggetto a forma di scatola da scarpe, grigio, e con una pistola collegata.

Un cartello annunciava pomposo:

"Nintendo Nes 8 bit: I tuoi sogni non sono mai stati più definiti"

 Ppp comparò mentalmente le immagini definite dei giochi davanti a lui con quelle dello scarno Arkanoid.

Ci mise tre mesi a raggranellare i soldi sufficienti, ottenendoli principalmente con piccoli furti dalla borsa materna, incautamente lasciata sul comodino, ed estorsioni ai danni di un compagno di classe, tale Fabio Forrai Frikadellen, di origini Tedesco-Sarde, che aveva trovato a bere birra durante la pausa della ricreazione.

Fu così che Il nes entro in casa e il Commodore ne uscì, relegato in cantina, tra un vecchio quadro della nonna e un mobile a tre zampe, che nessuno aveva più riparato e che giaceva rantolante in un angolo buio.

La camera stava diventando sempre più un merdaio, mentre le partite a Mario Bros erano sempre più lunghe e debilitanti, quando, un anno più tardi,  sempre di fronte alla solita cazzo di vetrina, ecco spuntare il nostro Ppp, ancora perso a rimirare la nuova regina delle console.

Nera, elegante,16 bit di potenza pura; era la sega mega drive, ovviamente non poteva lasciarsela sfuggire,  e anche lei venne aquistata e portata in casa, questa volta al prezzo della promessa ai genitori di entrare in seminario.

Mentre la portava a casa, ancora imballata le parlava:

"Tu sarai l'ultima, ne sono sicuro, niente può essere più evoluto di te!" le sussurrava.
Non sapeva di essere entrato in un loop mortale, che negli anni successivi lo avrebbe costretto ad aquistare compulsivamente qualunque macchina sparapoligoni prodotta da stabilimenti giappoamericani, playstation I II e III supernintendo,gamecube, 64 neo geo, TUTTE .

Erano così tanti i soldi spesi per la sua mania, che aveva iniziato a spacciare droga per alimentare il suo Hobby, ed infine, come logica conseguenza, a consumarla.

Si trascinava stancamente, senza stimoli, tra una guerra a Call of Duty e un furto d'auto a liberty city.

L'ultimo tentativo del nostro eroe di ritrovare senzazioni oramai perdute, è riconducibile ad una sessione di Wii sports sotto pesante effetto di amfetamine, cui unico risultato fu l'igestione del telecomando wii fit per via anale.

"Non male, ma non quello che cercavo" si disse il nostro eroe, ormai sconsolato.

Fù così che si ricordò di quella vecchia console bianca, giù in cantina, sepolta dalla  polvere. Gli sovvennero all'improvviso tutte le avventure a cui aveva preso parte, e gli occhi si riempirono di lacrime.

Tutto aveva avuto inizio li, è tutto li sarebbe dovuto finire, come aveva fatto a non capirlo?

In un secondo la console era nuovamente connessa al televisore
La accese trepidante e sudato.
Finalmente ecco partire una schermata che consceva bene, era Arkanoid.

Spalancò gli occhi dallo stupore, mentre le prime immagini baluginavano sullo schermo .

Passarono pochi iterminabili momenti, prima che prendesse il c64, la sollevasse in aria, polverizzandolo contro la parete.

"Fai schifo al cazzo!" urlò.

 E usci di casa sbattendo la porta.

lunedì 10 gennaio 2011

Favola nera

Sto morendo, credo.

Una carcassa di ferro é aggrovigliata su di me, in bocca il sapore del sangue, non sento piú le gambe,

merda.

Ricordo solo lo stop, un lampo bianco e poi vetro in bocca, o denti, e le gambe bloccate.
Non si vede un cazzo di niente, mi hanno giá seppellito?

La radio gracchia ancora qualcosa, billie Evans credo, BILL FOTTUTO EVANS, CAZZO, l'ultima cosa che volevo come requiem.


Accanto a me una donna.
Non si muove, forse è morta; diocane,

Forse è morta e non ricordo nemmeno chi cazzo è.
Allungo una mano per toccarla, l'unica mano libera; le poggio il palmo sul petto.

Respira.
“Bene” “almeno è viva” penso.

Il mio tocco doveva averla svegliata, visto che il suo respiro si era trasformato, da un sibilo, nel rumore che fa un pesce appena estratto dall'acqua.
Merda.
Un milione di litri d'adrenalina si riversano nel mio flusso sanguigno; e urlo, come un animale; come un lupo, urlo.

Se questa tizia senza nome stava morendo, io non dovevo stare tanto bene, dopotutto.

Solo un rantolo esce dalla mia gola, che brucia come  fosse stata tagliata e avessero buttato sale nello squarcio, mi accascio su me stesso, come una gigantesca lumaca.

Pagherei con la vita per un bicchiere d'acqua, e probabilmente saró accontentato.
Si paga sempre tutto in anticipo.

“Non fá poi cosi male morire” penso, ma non mi viene In mente nient'altro.

niente frasi storiche per me oggi; tanto non ci sarebbe nessuno ad ascoltarle.
Mi spiace che non ci sia nessuno ad ascoltare le mie ultime volontá, nei film c'é sempre qualcuno ad ascoltarti quando stai schiattando, smpre.
Poi, solo dopo aver detto la tua frase importante, muori girando la testa e chiudendo gli occhi, la telecamera sale lentamente.

                                                          Titoli di coda.

Almeno non dovró preoccuparmi dei clichè, potró morire come cazzo mi pare.

“Ehi! C'é qualcuno la dentro!? ”

“MI SENTITE?”

Il boccheggiare della ragazza si era fatto piú forte, evidentemente ci sentiva, e sperava.

“Non vi preoccupate, adesso vi tiriamo fuori! Resistete”

Le voci erano giovani, la portiera gracchiava, la stavano strattonando; un fascio di luce mi colpisce l'iride, frantumandola.
Ero abituato al buio ormai.

“MERDA É BLOCCATA, proviamo ad entrare dal portabagagli” la voce era quella di una ragazza.

“Brutta troia”, penso, “Se apri il portabagagli siamo fottuti”, l'ultimo affare era andato proprio bene, e pensare che  avevo sempre creduto che I soldi mi avrebbero salvato la vita.

“Vieni a vedere” è il ragazzo stavolta, la sua voce non nasconde lo stupore.

Ragazzini di merda, spero che le vostre anime possano bruciare all'inferno.

“Porca troia, ma qui dentro è pieno di soldi, cosa cazzo..”
E pausa di riflessione, ora arrivava il momento topico, erano finalmente giunti a farsi la domanda da cui dipendeva il nostro culo.
 "Non possiamo lasciarli qua a morire, comunque"
Era la ragazza a parlare adesso, anima candida.

“Chi ti dice che non siano gia morti? e se aspettiamo che arrivi l'ambulanza, o la polizia, questi soldi spariscono, non volevi comprare casa con quel cornuto del tuo ragazzo?”

“Non parlare del mio fidanzato adesso, pezzo di stronzo,”
Lei aveva iniziato a piangere e i suoi passi si erano allontanati.

Brutto segno.

Dietro la mia testa il rumore delle valigie richiuse alla meglio, lasciando chissà quanti soldi ancora nel bagagliaio, poi ancora passi che si allontanano, correndo.
Portiera che si chiude, sgommata secca.

Bruttissimo segno.

Sicuramente non avrebbero chiamato l'ambulanza.

Grossi figli di puttana. Ma li capivo, io avrei fatto lo stesso fossi stato In loro.
Peccato non sapere che quelle banconote sono segnate, dalla prima all'ultima, sono da ripulire, pena il carcere per traffico internazionale, da dieci a quindici anni, se va bene, piú l'accusa di omissione di soccorso e furto, se va male.

Un mezzo sorriso mi si stampa sulle labbra, chiudo gli occhi.
La ragazza aveva smesso di rantolare.

Proprio vero che il crimine non paga.














Questa favola è dedicata a Cin che l'ha corretta e mi ha dato utili suggerimenti su come renderla meno schifosa.

lunedì 13 dicembre 2010

Io-tu-noi-voi



Io sono io, da quando sono nato, mi chiamo io.

Mi chiamo anche e sopratutto quando sono solo, quando gli unici limiti sono quelli della mia volontà, che è grande, immensa, violenta.

Tutto è mio, quello che vedo è solo mio, mio mio mio, dio mio, quanto mi piace questa parola :

                                     , MIO,

suona bene, mi fa sentire da Dio, e fa pure rima, vedrai che hanno qualcosa in comune.

(La figura si solleva ansimando, facendo forza su delle gambine monche e tremanti)

"Maledizione! perchè  è così buio qua ?  strilla la creatura, sputacchiando.

-Possibile che non si possa uscire da questo posto?


(La figura senza nome allunga un braccio, toccando la parete della sua nera prigione, la parete è nera, molliccia, organica.)

Parete: E tu chi saresti, adesso?

Figura senza nome: Tu? io vorrai dire! cosa è "tu"?

Parete: Io sono tu.

Figura senza nome: Ah! Capisco.. quindi tu sei il mio limite, tu! dovrei ammazzarti per quello che hai fatto.

Parete: Stupido ragazzino, pensa al plurale, pensa a "Noi".

Figura senza nome: Noi? Vuoi dire tu.. e IO?

Parete:  Si

FsN: No, troppo complicato, già devo pensare troppo per dividere il mondo fra io e Non-io. La soluzione ideale del dilemma è ammazzarti, rapida, efficace.

Parete: Noi include e completa, guarisce la ferita, non avere paura, ragazzino.

FsN: Non so. Cosa devo fare, per essere noi?

Parete ( passandogli un paio di bulbi oculari sanguinolenti) Ecco, guarda con i miei occhi.


Fsn: ...........

Parete: Adesso hai solo bisogno di un nome.
 Ora che siamo in due, devi avere un nome! lo scegliero io per te.
Lumiere, sarà perfetto !

Lumiere:  Lumière.. si, mi piace. Ora siamo amici, vero.. vero...ma come ti chiami tu?

Parete: Wand, mi chiamo wand.

Lumière: Ma tu non puoi muoverti, wand? devi rimanere qui, fermo, a chiudere questo porto? Ma io posso uscire?

Wand: certo che puoi. Anzi, devi, piccolo mio. Esci, e conosci il mondo di fuori. Ma non dimenticare, che sei stato uno, in principio, tenteranno di spezzarti, feririrti, umiliarti, non avere paura. Sappi solo che torneremo insieme, prima o poi.

Lumière: Allora, vado, amico mio, o amica, poco importa, vado..


VADO
                                                    NOI




                                                                           E VOI

mercoledì 10 novembre 2010

Sistemologia applicata.

La difficoltà di comprensione dei sistemi complessi è dovuta sopratutto al loro essere slegati da un meccanismo di azione-reazione diretto.

Sfatiamo un luogo comune.

Una farfalla che batte le ali a Capri, non può creare direttamente un tornado a Pechino,  altrimenti vedreste  gli americani  inventarsi un nuovo progetto "Butterfly Capri" e mettere alla giuda del team di ricerca,  un entomologo italiano.

 Immagino già la situazione.
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              Il discorso di obama, ai suoi generali.

OBAMA: Abbiamo dato l'ordine alla nostra brigata di farfalle corazzate "Flying effect" di attaccare la cina, è stata una scelta difficile, ma oramai è fatta, 150.000 farfalle stanno svolazzando sui cieli di capri, per la gioia dei turisti, mentre la cina è stata disintegrata.

GENERALI - Yuuuu uuuuuuuuu!!! burn china burn!

OBAMA: Purtroppo non avevamo calcolato l'effetto di tutte queste farfalle, non tutte insieme.


GENERALI : Tante farfalle tanto onore! Burn china burn!

OBAMA : Mhhh.. Purtroppo i nostri scienziati ci avevano informato che ogni 149.999 farfalle, c'era una possibilità su un milione che l'ultima farfalla creasse una gigantesca onda sismica che poteva produrre il distaccamento della faglia tettonica di Sant'andrea, affondando gli stati uniti;
indovinate un pò?

GENERALI: ......................
 
Blub blub blub
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Il disastro è sempre dietro l'angolo.

E questa tendenza al disastro vale per tutto quello che abbia un minimo d'importanza nella vita;  ok , so con ragionevole certezza che se lancio una mela in aria, essa ricadrà al suolo, ma già per sapere "dove" ricadrà, devo spendere un sacco di energie e risorse intellettuali.

Ancora peggio và con la domanda : "perchè?" perchè è ricaduta?

-Perchè esiste la forza di gravità


Perche?

-Perchè l'universo è fatto così.


E perchè è fatto così, invece che in un altro modo?

-Perchè dio ti odia e non vuole che tu possa volare.

Ok.

Ma esistono delle ragionevoli linee di condotta nel maneggiare questa cosa che chiamiamo "mondo".

La prima è ovviamente, scegliere di fare qualcosa.qualsiasi cosa.
Ho la ragionevole certezza che qualsiasi attività, portata avanti per un periodo sufficientemente lungo, produca l'illuminazione, quindi non mollate!

E se il vostro lavoro consiste nello spalare merda in qualche ciclopico allevamento di bovini, non abbiate paura, la velocità dell' illuminazione è direttamente proporzionale all'avvilimento provato durante il lavoro.

(Almeno così me l'ha spiegata quel supermanager della Amadori. )

Dopodichè bisogna essere costanti! i risultati non arrivano subito, e spesso non arrivano proprio.

Per ogni risultato esiste una soglia X di ripetizioni fallimentari, dopo la quale improvvisamente il risultato arriva, come dal nulla.

Esempio:

- Ottenere un bacio da maria :  Tre cene fuori

- Pompino da maria : 3 cene fuori, 70 bugie, 20 sguardi ammiccanti.

-Sesso anale con maria : Mastercard Platino + 75 cene fuori, 50 frasi sconcie, accordi prematrimoniali controfirmati.

Il problema è che noi, questa lista, non l'abbiamo ne la possiamo conoscere, così molti di noi si fermano, ad esempio, alla seconda cena fuori con Maria , e sprecano soldi senza motivo,o magari ancora, si fermano alla 74 cena fuori, perdendo un infuocata notte di sesso anale con Maria.

Mentre altri, più furbi, invitano a cena la graziella, che con una cena in trattoria, un soffocone te lo fa .

sabato 30 ottobre 2010

Radio bestemmia 102.5

Teneva in cantina un puccioso orso bianco,il menù riservato all'orso era ciò che di meglio si può immaginare.

Primo: Lasagne di pinguino alla cacciatora,otto strati, sedici pinguini, 200 chili di carne.

Foche monache in salmì,uccise con il metodo naturale della frollatura a freddo.

Oppure con l'alternativo lancio nel frullatore acrobatico.


Lo hanno catturato ad una cena vegetariana, mentre inaugurava un locale bioetnico.

"La colpa non è mia, è stato l'orso". Sono state le prime parole dell'orso in preda ad un evidente crisi d'identità.

Conviveva con questo segreto da molti anni oramai, di giorno cittadino modello, tutto cene probiotiche e inaugurazioni di case famiglia per prostitute stuprate da ricchi ex presidenti del consiglio, e la sera, massacratore di piccole bestie pelose ed indifese.

 Sua figlia, Luciana Feroce In Battaglia, moglie di Franco pacifico in feroce, ha dichiarato sorseggiando un mojito:

"Non ha stuprato lui quella foca", "è tutto un complotto politico contro di noi."


E anche per stasera  è tutto, da radio bestemmia  102.5, la radio che dice le cose come stanno!,
e non perdetevi la prossima puntata, dove parleremo del massacro di dodici balenottere spiaggiate uccise a colpi di Coniglietti bianchi e orsetti lavatori.

venerdì 29 ottobre 2010

Stefano Mattei Racconto inedito

 Pubblico un racconto inedito del mio amico e sodale Mattei stefano (1972-1834) Noto principalmente per aver testato per la prima volta la macchina del tempo.

E averla inchiodata per sempre.


L' Uomo Sul Divano: Quando smise di uscire

A cosa stai pensando?

“Penso che dare l'acqua alle azalee sia necessario, in quanto la mia azalea senza questo necessario liquido morirebbe, ma che fondamentalmente la popolazione nazionale alla quale comunico questa notizia tramite un social network può tranquillamente sbattersene delle mie azalee, nonostante siano nobili piante”.



L'Uomo Sul Divano stava sul divano. Come una delle certezze della vita.
Tipo le piramidi che stanno al loro posto a fare le piramidi.
Indossava la sua divisa d'ordinanza, un eterno pigiama bianco a scacchi sporco di molliche di saccottini al cacao. Tra una puntata di Star Trek e un' altra, tra una canna e un' altra nella stanza buia e satura dell'odore di erba, guardava distratto una pubblicità in televisione, quando sentì il solito trillo mettersi in mezzo tra il ronzio del computer e le musichette allegre dei jingle pubblicitari. Apparve una scritta sullo schermo.

SalicePiangente83: Are you in??

TheDude: Yesse. Ci sono fisicamente, ma oggi non ci sto tanto con la testa.. forse ho fumato troppo..hahhaha.. continuo a sentire in testa la canzoncina della pubblicità del Kinder Cereali.. :)

SalicePiangente83: Quale?

TheDude: daiiiii.. come fai a non conoscerla? Quella della famiglia che si sveglia già pimpante e bellissima come se avessero bevuto latte più al posto del cappuccino. Poi mangiano le merendine e tutti come con una seconda pippata cominciano a zompare come grilli. Il padre va al lavoro volando e i figli corrono a scuola battendo il record mondiale delle tremila siepi. Però la canzone è fica:
“Con i cinque cerali di kinder colazione più.. puoi partire alla grande anche tuuuuu”

SalicePiangente83: carina.. ma è da molto che non si vede..

The Dude: Non per me.. io ho tutte le pubblicità degli anni 80 registrate e me le vedo sempre insieme al mio Star Trek..

SalicePiangente83: Cioè vuoi dire che hai registrato le pubblicità degli anni 80' e le metti apposta come pubblicità in mezzo alle puntate di Star Trek?

TheDude: Certo, non solo! Ogni tanto esce fuori anche l'intervallo, quello con la canzoncina e le pecore..ahahahhaha.. te lo ricordi?

SalicePiangente83: Tu non sei normale!

TheDude: Che cosa significa essere normale? Normale è quello che noi decidiamo che lo sia..

SalicePiangente83: Sei sempre il solito.. queste perle di saggezza insieme a tante cazzate.. beh.. non puoi dire che uno che non esce mai di casa e se ne sta tutto il giorno al computer, o a vedere star trek e campa vendendo alle persone frasi da mettere come status sui social network ..tanto “normale” non è..perlomeno rispetto al resto della popolazione mondiale..

TheDude: Beh forse hai ragione.. hahaha.. ma io non ho mai voluto essere come gli altri lo sai.. ormai mi consci..

SalicePiangente83: si..ed è anche questo che trovo interessante.. beh anche io non sono poi così diversa .. altrimenti non starei tutto questo tempo a parlare con te..hehehe.. senti.. una cosa che in tutto questo tempo non ti ho mai chiesto.. perché non mi sono mai permessa.. ma ormai siamo amici..credo.. perché non esci mai di casa e ti fai portare tutto da quella ragazza.. come si chiama?

TheDude: Antonella. Una ragazza molto gentile..e che ha anche..

SalicePiangente83: ..Si.. lo so lo so.. Antonella belle tettine.. dai invece di prenderla in giro come sempre e di fare commenti da porco pedofilo.. raccontami perché non esci mai di casa..

TheDude: Lo sai che con lei gioco..

SalicePiangente83: siiiii..lo so.. daiiii racconta.......

TheDude: Era un giorno come un altro e stavo in un centro commerciale a comprare i calzettoni a scacchi. Sai che io porto solo calzettoni di lana a scacchi no? Beh, era una di quelle giornate fredde di novembre e non era successo niente di strano, ma è come se mi è saltata una molla. Ricordi la storia del quadro di Novecento, quello di Baricco sul quale ci ha fatto pure il film Tornatore?.. Non si sa perché, ma un certo punto una quadro decide di staccarsi dal chiodo. Beh a me è successa una stronzata simile.. In quel centro commerciale, in mezzo alle signore che guardavano quei vestiti di poco prezzo, tra le canzoncine sceme in filodiffusione, non so come mi è venuto in mente una cosa tremenda, che mi ha sconvolto.. ho pensato che mai e dico mai Snoopy riuscirà ad abbattere il perfido Barone Rosso... cazzo.. e questo è terribile.. da quel momento ho deciso che non valeva la pena uscire.. poi fuori avevo sempre freddo.. sto meglio a casa..al caldo..

SalicePiangente83: Cioè Snoopy il cane.. quello delle vignette?

TheDude: Esattamente..

SalicePiangente83: Beh non so se possa essere la verità, ma da te mi aspetto di tutto..!

TheDude: Importa quale sia la verità?

SalicePiangente83: No.. importa che è una bella storia..anche se significa stare tutta la vita su un divano..

TheDude: grazie.. almeno faccio qualcosa di originale.. cioè niente.. assolutamente niente.. a fare qualcosa sono tutti bravi.. ma a non fare nulla è molto difficile..  forse non uscire mai è l'unica cosa che mi rimane.. una cosa mia, preziosa..

SalicePiangente83: si forse è più bello non uscire.. e parlare con te..

TheDude: Grazie.. vuoi essere il mio Woodstock?.. hahaha.. detto così sembra cretino.. sembra che parlo del concerto..

SalicePiangente83: Ti riferisci a Woodstock l'amico pennuto di Snoopy? ahahahah.. certamente, sono molto lieta di esserlo!..ti scriverò le lettere dal campeggio delle aquile allora..ahahah

TheDude: Grazie.. ahhaha.. vado a dormire che sono stanco di non fare un cazzo per oggi..ahahah.. mi faccio prestare la coperta da Linus.. notte mia Woodstock..

SalicePiangente83: Notte Snoopy

venerdì 15 ottobre 2010

Le avventure del barone kurdt

Stavo sorvolando la francia da ore ormai.

Il mio quadrimotore jet non sembrava a dare segni di cedimento, ma mentre passavo sopra le fiandre lo spocchiometro continuava ad andare fuori scala.
Ed erano ancora addormentati, i bastardi.

La mia era una missione suicida, avrei dovuto raggiungere Lille e li sganciare il mio carico di morte addosso ai topi francesi addormentati.

Il mio odio era giustificato.

Un commando francese aveva trucidato mia moglie e mia figlia, torturandole per ore, mia moglie era stata seviziata con una bottiglia di moet Chandon, mia figlia era morta in fretta, per fortuna, soffocata da un roquefort del 74.

Non potrò mai dimenticare il momento in cui aperta la porta, mi trovai di fronte a tanto strazio:

"NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!" Gridai, mentre una sapiente carrellata dall'alto riprendeva la scena del massacro.

 Ed ora ero in volo verso la mia vendetta, gli avrei fatto vedere cosa significava mettersi contro il più grande esportatore di formaggi italiano.

Il jet veleggiava sereno e silenzioso nella notte francofona, ogni tanto le mie cuffie si riempivano dei gridolini isterici che i piloti autoctoni sono soliti emettere a mò di comunicazione.
"Ohhhh jean paul ! UIUIUIUIUIUI!"

I miei rudimenti di francese mi permettevano di capire il succo della discussione, un parrucchiere era morto con le sue forbici negli occhi ed un pettine nel culo.

"Cause naturali" Dissero gli inquirenti.

Ma non avevo tempo da perdere in chiacchere, ero oramai arrivato sopra il mio obbiettivo.
Stava albeggiando, ridussi la velocità al 20%, scoperchiai il pulsante rosso, pregustando l'esito del mio gesto. Lo titillavo come solo un pastore una tetta di vacca, pregustando il lattoso sapore della rivincità.

E infine lo premetti, e niente può spiegare la totale distruzione che mi si dispiegò di fronte agli occhi; distruzione di cui ero l'autore.

2000 forme di grana padano crollarono da un altezza di  5000 metri, sventrando i tetti, riempendo i tavoli da colazione, colpendo ignari ometti seduti sul cesso, e provocando il caos in quella terra cresciuta a base di formaggi morbidi e, diciamola tutta, pure un pò andati a male.

Subito era partita la contraerea, un paio di colpi colpirono la carlinga, facendola vibrare e torcersi, ma era fatta per assorbire i tappi di champagne, e resistette.

"Fzzz Fzzzzz Aquila storpia a base, Aquila storpia a base, MISSIONE COMPIUTA, MISSIONE COMPIUTA"

"Bravissima aquila, la prossima volta ci penseranno bene, prima di mettersi contro il nostro consorzio"

Il buon nome del D.o.p. era stato  protetto.

mercoledì 29 settembre 2010

Dio

Dio non esiste.

Ma se esistesse avrebbe bisogno di un buon avvocato.

Dio io me lo vedo,seduto sulla prima spiaggia che aveva appena inventato, sdraiato all'ombra,ma,miracolosamente , senza niente che la proiettasse,( non aveva ancora inventato le palme).
Lo immagino pelato, dio.
Pelato e che si legge il giornale; la gazzetta dello sport.

Dio è grasso e scapolo,prima di fare il mondo come noi lo conosciamo, ha lavorato come impiegato in un azienda di elettrodomestici usati, ma non funzionava granchè, visto che li aveva usati solo lui, e non c'era nessuno che li comprasse.

All'epoca passava i suoi infiniti pomeriggi* a risolvere sudoku e cruciverba difficilissimi , giocava partite a scacchi che finivano sempre con una partita perfetta e una patta.

Si dilettava anche a giocare a chi piscia più lontano.
Ma anche li  il risultato era scontato, lo schizzo faceva sempre il giro del mondo è lo colpiva sulla nuca,con la forza di un idrante.

Ma nemmeno questo passatempo lo liberava dalla noia che stava iniziando ad assalirlo-

"Ho bisogno di qualcosa di nuovo!" si disse, borbottando da solo, come un comune vecchio ubriacone pelato.


E mentre pensava questa cosa inciampò su una pietra, fece due piroette carpiate doppie e si schiantò al suolo, perdendo conoscienza.

Risvegliatosi dolorante, posò lo sguardo su due strani esseri che copulavano, completamente nudi, dinnanzi a lui.
 
"Ehi,ragazzi,basta,avete rotto i coglioni, basta, che sono geloso" disse dio,mentre l'uomo siringava il suo uccello in gola alla  donna.

Ma loro sembravano non ascoltarlo, troppo presi dall'esplorare le altrui convessità.

"BASTA,IO VI HO FATTO, (anche se non mi ricordo come) E IO VI BRUCIO SEDUTA STANTE!"

Solo allora i due si girarono rivolgendogli un occhiata stupita, come se non avessero mai visto dio, prima.

"Oh,finalmente! adesso ristabilito l'ordine naturale delle cose volevo proprio farvi un bel disc.. "
Ma il limite della loro attenzione era pari a quello di un pesce rosso, cosi   ricominciarono ad avvinghiarsi con ancora più lena di prima,con la differenza che stavolta lui la stava inculando.

Dio era basito,MAI qualcosa era andato storto nella sua carriera di essere supremo, tutto era stato fatto come si doveva:
gli atomi avevano il giusto numero di elettroni,
materia ed antimateria erano speculari(per quanto la seconda l'avesse ritirata quasi tutta per un difetto di fabbricazione)e pi equivaleva a  3.14.

Tutto rispondeva ad una logica prevedibile e sfavillante.

La sua.

Tutto a parte queste due buffe scimmiette sessuomani.
Tuttavia decise di lasciare vivere i due, e anzi, gli creo attorno una flora di animali e una fauna di piante,e viceversa.

Era così intento ad osservarli che un sacco di altre cose uscivano dalla sua testa senza che se ne accorgesse
Le nuvole, i gatti ,e il blues ,sono nati così, anche se in principio,c'erano  gatti che suonavano blues sulle nuvole, ed era troppo strano anche per quella bizzarra epoca.

Ma poi le cose si aggiustarono naturalmente, per selezione naturale (e gravità), e di gatti blues sulle nuvole non se ne senti parlare mai più.

Ma dalla distrazione di dio era nato qualcos'altro oltre ai gatti suicidi.

Era nata l'invidia.

Dio s'era rotto i coglioni di vedere i nostri due eroi trombare e gozzovigliare senza sosta
 Fù così che un giorno, per dispetto, invento le tre leggi della termodinamica.

-"Eh eh,non esiste più il pasto gratis" Sibilo il divino, creando un altro migliaio di esseri simili  e sottomettendoli alle stesse leggi.

E fù così che il tizio dovette smettere di incaprettarsi la tizia 24/24 e fù costretto ad iniziare a zappare la terra sei giorni su sette.
E da li in poi si considerò fortunato se vedeva un pompino nel week end.

La tizia invece continuo a non lavorare,gozzovigliare ,e trombare tutti i giorni.

Da allora non è cambiato granchè, ne per le tizie ne per i tizi.