venerdì 30 dicembre 2011

Comiks Sex&Rockn' Rollàh



Finalmente è giunto il momento di svelare a voi, cari i miei stalker virtuali, quello che sto progettando per l'anno nuovo.

Cari i miei debosciati e morti di sonno, ricordate l'intro di quel racconto che vi feci leggere? no? Sapevatelo! cioè, RICORDATELO.

Bene, quella era soltanto un' introduzione a qualcosa di più grande e figo, che svelerò solo quando sarà finito, per il momento però posso annunciare di collaborare con un illustratore fighissimo che si chiama Francesco Deidda, noto in italia per aver illustrato il fortunato libro sulle Winx .(Lo SO che non volevi che io lo ricordassi, ma gli errori si pagano, caro mio, e io sono sadico).




Si, le winx, quelle troiette messe su da qualche squallida compagnia di marketing per soddisfare schiere di stronzissime bambine .

Ma non temete, il lavoro che faremo assieme non ha niente a che vedere con fatine figa-di-legno e un po' stronze, ma piuttosto con morti, deprivazione sensoriale, magia negroide, lussuria, bambini decapitati, e altro ancora.

Nel frattempo vi regalo le prime quattro pagine del fumetto, che, tanto per farvelo sapere, partecipa al Komikazen di quest'anno. Ovviamente vinceremo.

Magari non quest'anno.

Ma sicuramente siamo noi i più fighi.


                                                   Se volete ingrandire, Clikkate, tonti.
"Locasciòn"
C'è anche il dramma Familiare, non ci facciamo mancare proprio niente. Noi.


Autobus, Nave, Aereo, roba che manco per arrivare in Ruanda. 
E pure il treno, yeah!. Con quella faccia il tizio non sopravviverà alla notte.


Ed eccoci qua, scommetto di avervi incuriosito con i pittogrammi eh? Ok, mandatemi soldi, molti soldi,  e vi dirò qualcosa di più, altrimenti attaccatevi allo sgnaus.

Kurdt



sabato 24 dicembre 2011

Cantico di Natale


Questi stronzi mi perseguitano, adesso anche motorizzati.



Si avvicina natale e il desiderio di chiudermi in casa si fa più forte.
Chiudermi in casa con un fucile da cecchino e molte pallottole, a guardare la gente che passa per la strada con tanti bei pacchetti colorati e sparare.
Sparare ai pacchetti e poi guardarli disperarsi per il regalo distrutto. 
Quindi sparargli in testa. In fondo sarebbe solo fargli un favore, così smettono di soffrire. 

Quest'anno vi regalo un paio di storie che rinfocoleranno il vostro spirito natalizio-
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George Micheal cammina per strada con il suo regalo in mano : “Ciao Elthon! Ma come sei bello oggi, come fai ad avere sempre quell'aria da ragazzino di cinquant'anni?”

“Ciao George! Ma è una pistola oppure sei solo felice di vedermi?”

“E' una pistola, mi spiace Elthon, ma non dovevi consigliarmi di comprare quelle azioni della parmalat” (George estrae una pistola a forma di vibratore dalla tasca)

“Ehi Georgie, ma non potresti prima farmela provare quella pistola, voglio dire, prima di spararmi”

“Mettiti a pecora Elton”

“Ok, ma fai in fretta”

George gli infila la pistola in culo, elton sculetta un pò tutto contento, poi George spara. La pallottola attraversa l'intestino, lo stomaco, l'esofago, e si pianta nel cervello.

“Buon Anale Elton”



“Ciao hank, dammi una birra, ne ho bisogno

“Che ti succede vecchio mio?”

“Niente, è solo Natale, come sempre”

“Che merda”

“Già”

“Beviti la birra e non ci pensare, domani passa”

“Grazie Hank”

“Di niente Kurdt, salute”

“Ma tu non eri morto Hank?”

“Mi hanno dimesso oggi, dicono che s'erano sbagliati”

“Maledetti segaossa”

"Salute"





Un uomo sta seduto sull'angolo del letto, si è svegliato da poco, è grasso da far schifo, il lardo gli cola da tutte le parti, attorno alla vita una cintura di adipe da far invidia ad un lottatore di sumo, il collo sfatto, la faccia verdastra. Sul comodino una confezione extralarge di cioccolatini a forma di babbo natale, il letto è singolo, le lenzuola sono sporche di sudore e sperma.

Il grassone è seduto, il letto scricchiola, la stanza è buia.

Il cellulare trilla, l'uomo tenta di allungarsi per prenderlo, come una foca si stende sulla pancia e si avvicina al comodino, ma cade, e cadendo trascina a terra la confezione di cioccolatini che gli cadono in testa, con una pioggia di babbi natali e uova rosse e bianche brillanti.

Una balena in mutande con un cellulare in mano. E un messaggio sullo schermo.
Lo legge.

“Mi dispiace Carlo, io non ti merito, sicuramente troverai una migliore di me, io ti farei solo soffrire, scusami. Buon Natale : Elvira”

“Buon Natale un cazzo, troia”

E sul pavimento una balena piange, sdraiata su centinaia di babbi natale.



Buon Natale a tutti gli sconfitti, a tutti quelli che oggi non festeggiano un cazzo; buon natale ai disperati, ai poveri, ai barboni del cazzo, buon natale ai morti di fame e ai pazzi, buon natale a quelli che oggi piangono qualcuno, buon natale a quelli che non sanno dove andare a dormire, buon natale a quelli che sono stati lasciati ieri notte.
Buon natale a quelli che non sorridono, ai genitori divorziati e soli e agli orfani.Buon natale fratelli.

Buon Natale e vaffanculo.






Kurdt

giovedì 22 dicembre 2011

Caso&Caso Addendum

Discutendo ieri con Lamb-O (uno dei migliori signori, uno dei migliori) ho avuto modo di aggiungere un paio di tasselli al post di ieri, che effettivamente era ancora incompleto.

Se non avete letto il post di ieri, beh, SHAME ON YOU! e in ginocchio sui ceci, poi andate a leggerlo  altrimenti non capirete un cazzo.

Oddio, magari non ci capirete un cazzo lo stesso, ma tant'è.

Ieri scrivevo che in un mondo prevedibile e deterministico non ha senso parlare di, attenzione signori che questa è una parola di quelle potenti "LIBERO ARBITRIO".

La maggior parte di voi pensando al libero arbitrio si ritroverà a vagheggiare riguardo Dio e roba simile-

Dio nella sua versione migliore. Rip R.J.D.
Ma so già che voi non siete bigotti ne papalini quindi non ve la prenderete per la mia piccole boutade, tanto all'inferno c'andrò solo io, garantito. Se dio non ha senso dell'humor.
In ogni caso il punto che volevo aggiungere era che, se ci fosse il libero arbitrio, esso si troverebbe esattamente tra le nostre orecchie, in quello spazio che nella razza umana è generalmente vuoto.

Possiamo dire che, se accettiamo che il "libero arbitrio" sia qualcosa di terreno e materiale, che non ci sia stato regalato da qualche rocker deceduto, ci sono solo tre possibilità rimanenti.

1) Il mondo è assolutamente prevedibile, da A si ottiene inequivocabilmente B, sempre. In tal caso il "libero arbitrio" non può esistere per ovvi motivi.
2) Il mondo non è prevedibile,  non posso conoscere in anticipo come si comporterà un sistema complesso. Ne consegue che il libero arbitrio potrebbe avere un suo spazio, ma certamente diverso da quello tipicamente "religioso".

Intendo dire che libero arbitrio nel caso 2 potrebbe essere descritto come la maniera in cui un sistema "uomo" decida di comportarsi, il libero arbitrio sarebbe semplicemente la linea di condotta scelta, questo significa anche che la scelta è comunque un "illusione" visto che non dipende dall'ente immateriale (e inesistente) che siamo abituati a chiamare "io".

Lasciate che mi spieghi meglio,  nel mondo 2) non esiste nessun tipo di "io" esiste semplicemente il cervello che si fa delle scelte, ma non potrebbe fare altrimenti, non esiste realmente un alternativa a quello che fa, eppure il suo comportamento non è prevedibile, questo, per me, potrebbe essere indicato come "libero arbitrio" o "personalità"-

In un mondo siffatto esistono ancora le valutazioni di valore, perchè l'individualità esiste ancora.

Eppure non esiste più la possibilità di scegliere, non nel senso comune del termine, visto che qualunque cosa esiste uno stato fisico per volta, voi siete solo quello che siete, non potete essere due cose nello stesso tempo (chiaro, escludendo teorie affascinanti come quella del multiverso).
Ovvero potete scegliere QUELLO CHE SCEGLIETE.

Siete ancora un individuo, ma avete cancellato la possibilità di scelta.
Non che abbiate perso qualcosa d'importante.

                                                                           Ciao.

                                    Loro in qualsiasi universo conosciuto sono sempre splendidi.

martedì 20 dicembre 2011

Caso&Caso


Avete mai pensato a quante cose accadono per caso nella vostra vita? Voglio dire ci avete mai pensato? Avete mai pensato a quante cose succedono per caso? Quella ragazza incontrata per caso, il tizio colpito da un meteorite, il movimento della nube elettronica attorno al nucleo, la costante di espansione dell'universo. Tutte casuali. O no?

Forse sarebbero cose prevedibili se disponessimo delle informazioni di stato iniziali iniziali.
Non voglio mettermi a discutere  approfonditamente l'argomento della presenza del caso o no nell'universo, se lo conoscete, buon per voi, altrimenti andate a studiare e non rompete i coglioni.

Me ne frego se dio gioca a dadi o a tresette col morto, è molto più interessante pensare alle implicazioni morali connesse con la presenza di un destino o no.

Spesso quando si discute quanto e se il caso influenzi l'universo, si presenta qualcuno che cita il principio di indeterminazione di Heisenberg, bene, quel qualcuno può anche andare a cagare, non è che se non posso prevederne precisamente velocità e posizione di un elettrone (perchè per farlo dovrei inserire una variabile nel sistema, modificandolo) esso si muova senza seguire una logica.

Personalmente però sono ancora indeciso, trovo elementi interessanti a difesa di entrambe le tesi, da parte di quella indeterministica stanno molti fenomeni della fisica subatomica, come il decadimento radioattivo (che comunque possono venire previsti con sistemi probabilistici), mentre il mondo “macro” può essere descritto come deterministico.

Credo che l'uomo non disponga dei mezzi adatti per affrontare un problema del genere, per adesso, ma è abbastanza evidente che la realtà nella quale viviamo è abbastanza deterministica, e senza addentrarci nei meandri della fisica quantistica (Yaxara dove sei?) possiamo modellizzare abbastanza bene il mondo che ci circonda.

Quindi per il mio discorso darò per vera la tesi che “nel nostro mondo valgono le leggi di causa effetto” e credo che sia abbastanza plausibile.

Ma di cosa cazzo volevo parlare non me lo ricordo più-

Ah ok, volevo parlare delle conseguenze morali di un sistema deterministico nella vita quotidiana.
Intanto cominciamo dicendo che in un mondo simile non ha senso parlare di “bene” e “male”, perchè non esiste nessun merito nell'essere quello che si è.

L'intelligenza è una dote, come l'altezza, vi sentite orgogliosi di essere alti? Ok, allora siete semplicemente additati come stupidi.

Ma scommetto che vi sentirete orgogliosi di essere intelligenti (cosa che non siete), orgogliosi perchè pensate che in fondo sia merito vostro, della vostra volontà di ferro o qualcos'altro.

Io dico che invece non avete nessun merito in nulla, non avreste potuto fare nient'altro che quello che avete fatto*(1).
Dopotutto dove dovrebbe stare la libertà di scelta e azione? Cosa sarebbe il vostro “io” capace di astrarsi completamente dalle regole della fisica conosciute per rubare un secondo di libertà assoluta a Dio e decidere da se, senza nessuna influenza esterna?

Se ci pensate bene tutta la faccenda del libero arbitrio è una colossale stronzata fatta per poter giudicare la colpevolezza di un essere umano, per poterlo distinguere da un animale.
Quando il gatto vi caga sul cuscino, magari date un calcio nel culo al gatto, ma se siete intelligenti (non vantatevene, cazzo) non vi verrà mai in mente di farlo processare quel gatto.

Se invece venite colti dal desiderio di mangiare quella merda, beh, avete problemi più seri.

Il libero arbitrio dovrebbe essere qualcosa di completamente scollegato dal resto della realtà, una cosa magica e divina, di cui solo l'uomo sarebbe dotato.

Non vi risuona di religione monoteista una stronzata del genere? E si, abbiamo una corteccia cerebrale:

Ma la corteccia guarda un po' è pure lei soggetta alle leggi della materia ordinaria, tanto è vero che se stimolate elettricamente o meccanicamente alcune aree, otterrete delle modificazioni della personalità e del comportamento.
Ad esempio gli esperimenti di RogerSperry sulla specializzazione degli emisferi nei pazienti che avevano subito una callostomia (ovvero la rimozione della parte di cervello che collega i due emisferi, permettendo loro di comunicare) dimostrano proprio questo.
Ora visto che so che siete dei debosciati senza alcuna voglia di leggere centinaia di interessantissime pagine sull'argomento, ve lo spiego io.

Sperry faceva degli esperimenti su pazienti che avevano subito l'asportazione del corpo calloso per risolvere pesanti casi di epilessia.

Scoprì che i pazienti con gli emisferi separati erano a tutti gli effetti dotati di “due” cervelli, ogniuno collegato ad un orecchio, un occhio, una narice. Il corpo umano è più ridondante di un 747.

Scoprì anche che i due emisferi hanno obblighi e compiti diversi, quello destro ad esempio (che controlla l'occhio sinistro) è incapace di comunicazione verbale (nella maggior parte dei casi), mentre quello sinistro si, portando anche a “conflitti di attribuzione tra i vari emisferi.
Questo porta alla domanda :


Dov'è “IO” ?

Dove cazzo sono io? In mezzo ai due emisferi? Voglio dire, non so come la pensi la chiesa a riguardo, ma a me pare che il mio io sia proprio quella roba morbida piazzata in mezzo alle orecchie.
Ovviamente questa versione è molto più credibile di quella che presuppone l'esistenza di “libero arbitrio”.

- CONSEGUENZE SOCIALI DEL DETERMINISMO -

Alcuni tra voi sentiranno una forte resistenza alle mie affermazioni, principalmente perchè in un mondo senza libero arbitrio non c'è nessun modo per giudicare buono e cattivo, visto che i due pari sono.
L'assassino sarebbe allo stesso livello del santo, nessuna differenza, se non quella che accompagnarsi al santo sarebbe meno pericoloso.
L'accettazione a livello sociale del determinismo condurrebbe obbligatoriamente ad una revisione dei giudizi, l'assassino sarebbe sempre pericoloso, ma non più cattivo, si potrebbe (e dovrebbe) sbatterlo al gabbio, ma non ci sarebbe più la stigma morale.
Non cambierebbero le strategie educative che già conosciamo per modificare il comportamento, quindi la psicologia esisterebbe ancora, e le carceri continuerebbero a fare il loro lavoro, l'unica cosa che verrebbe cancellata sarebbe la morale.

Infatti il determinismo complica la vita ai buoni, niente più merito ad essere santi, niente più bontà, niente più libero arbitrio signori.

Rimarrebbero comunque le regole sociali che già conosciamo, chi tenesse comportamenti antisociali o dannosi per l'ambiente nel quale si trova verrebbe eliminato o rieducato, a seconda del grado di tolleranza dell'ambiente, ed i "buoni" verrebbero comunque preferiti ai "cattivi".

Pensate un po' quanto tempo risparmieremmo, finalmente potremmo pisciare sulle opere di bene, sputare su Madre Teresa e Giovanni Paolo secondo, irridere il buon samaritano. Dopotutto non avevano scelta, non potevano fare altro, date le condizioni iniziali dell'universo.

Certo, forse sarebbe meglio che il popolo non sapesse una cosa del genere, altrimenti la capacità di far desistere un potenziale criminale facendo leva sul senso di colpa e la vergogna svanirebbe.

Ma se il mondo è deterministico non ci si può fare un cazzo, tutte le scelte sono già state fatte tutte in un momento ben preciso, il primo.



La conclusione filosofica di un simile ragionamento è desolante, non abbiamo nessuna scelta, ma ci illudiamo di possedere un qualche grado di libertà perchè il nostro orizzonte di ragionamento e analisi è troppo limitato, la qual cosa ci porta a ripetere gli stessi errori migliaia di volte.

Siamo come pietre che rotolano da una collina, senza nessuna possibilità reale di decidere dove rotolare.

Sette miliardi di pietre che rotolano, materia convinta di avere un potere sull'energia sconfinata dello spazio tempo.

Le stelle stanno  ridendo di noi come noi ridiamo dei batteri. A modo loro.

Come possiamo essere così stupidi?



Kurdt









Bibliografia essenziale LEGGETELA NELLA PROSSIMA VITA : AA.VV., Dal necessario al possibile. Determinismo e libertà nel pensiero anglo-olandese del 17. secolo, Atti del Colloquio internazionale (Milano, 12-14 novembre 1998), a cura di L. Simonutti, Milano, F. Angeli, 2001.
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  • White Michael J., Agency and integrality. Philosophical themes in the ancient discussions of determinism and responsibility, Dordrecht, Reidel, 1985.

venerdì 16 dicembre 2011

Confessioni di un assassino.




Mi chiamo Giulio, sono nato a Falconara marittima, e per mestiere ammazzo la gente.

Ma non sono un medico. Sono un assassino a contratto.

So che avreste preferito per questo ruolo qualcuno con un nome più adatto, magari Floyd, oppure Roman, e invece vi ritrovate a leggere di uno che si chiama come il vostro vicino di casa settantenne.

A essere sincero mi manca anche il “phisique du role”, peso 85 chili e sono alto un metro e settantacinque. Un grasso maiale direbbe qualcuno.

Probabilmente però quel qualcuno è morto.

E cristo, sono anche pelato, non proprio il tipo da telefilm insomma. Ma la vita non è un film.

Giusto l'altro giorno per lavoro ho dovuto sistemare quell'attore che faceva l'ispettore in televisione,
manco mi ricordo come si chiama, però l'ho fatto fuori io, il ciccione. Una vendetta divina è stata. La dimostrazione che il mondo non è dei belli ne degli intelligenti, ma di quelli che stanno dalla parte giusta.
Io sto dalla parte giusta.
Sono un artista del grilletto, lo accarezzo come fosse un clitoride prima di far esplodere un orgasmica fucilata nella testa di qualcuno.
Non sono mai piaciuto alle donne, sono grasso, pelato, probabilmente pure un po' stupido, o almeno questo dicevano a scuola gli insegnanti ai miei genitori. Stavo sempre nel banco più nascosto, mi piaceva stare da solo, invisibile. Certe cose devono essere genetiche.
Ma voi siete i buoni, quelli che aborrono la violenza, che la rifiutano. Chissà perchè vi affrettate sulle pagine di cronaca quando comprate il giornale.

Dopotutto Potete scegliere fra un emozionante lavoro otto ore al giorno a cinque euro all'ora, scopare e sposarvi, fare un sacco di bambini, invecchiare, farvi abbandonare in un ospizio e finalmente crepare.

Non mi sono mai sposato. “Ciao amore, sono a casa” “Com'è andata al lavoro tesoro?” “oh bene,
ho fatto saltare le cervella all'avvocato Smidolloni” Non funziona. E cos'avrebbe potuto raccontare alle amiche? Che sono su tutte le pagine dei giornali? Probabilmente. Ricercato.

Ma anche io mi sono innamorato, in passato. Si chiamava Laura non è durata molto, mi chiedeva sempre come mai dormissi con una pistola carica sul comodino, io glissavo, gli raccontavo di essere un agente segreto del Mossad. “Ma sei italiano Giulio, non puoi lavorare per il Mossad!”-
Era troppo sveglia, ho dovuto spararle. Non posso rischiare.

Ma non mi sento solo, ho una gatta che mi tiene compagnia, si chiama Mauser, l'ho trovata dentro un bidone della spazzatura, qualche figlio di puttana l'aveva abbandonata li.
Un gatto è meglio di un cane, odio quei distributori di pulci ambulanti, quando ne vedo qualcuno in giro devo resistere all'impulso di sparargli in quella bocca puzzolente. Odio quando si avvicinano scodinzolando e abbaiando, mi fa venire voglia di appenderli per la lingua e sparargli nel culo.

Un gatto è silenzioso, elegante, letale. Ecco perchè mi piace. E un gatto è infedele, come una donna, averne uno mi ricorda perchè non mi sono sposato.

Se volete sapere qual'è la mia morale, lasciate che vi racconti una storia.


Una volta uno dei miei contatti mi chiamò per offrirmi un lavoro, si trattava di fare secco un ragazzino di dieci anni. Venne fuori che il ragazzino pestava ogni giorno il figlio di un imprenditore romagnolo, chiedendogli soldi, minacciandolo di dargliene ancora se avesse rifiutato, i professori non facevano niente perchè era il figlio di un grosso dirigente . Cattivo bambino, cattivo bambino.

Allora il padre mi contatto attraverso uno dei miei uomini e mi chiese se potevo farlo fuori.
“Ti do diecimila se lo stendi quel piccolo bastardo” mi disse
“Ok” dissi io “ dalli direttamente al mio uomo, al resto ci penso io”
Poi individuai la scuola del piccolo bastardo e cercai una palazzina abbastanza alta e abbastanza nascosta, mi sentivo di nuovo uno studente anch'io. Trovai una terrazza perfetta allo scopo, dava sul cortile dove i bambini facevano ricreazione, l'affittai con un documento falso per un mese intero.

Poi aspettai un paio di giorni, il bambino che dovevo seccare si chiamava Mattia, usciva a fare merenda mano nella mano con un altra bambina, un grembiule blu ed uno rosa, poi si sedevano su di un basso muretto e mangiavano il panino che avevano preparato le mamme.

La sua testolina entrava perfettamente nel mirino del mio fucile, poi girava la testa, diceva qualcosa alla fidanzatina e ricominciava a mangiare il panino alla mortadella.
Sparai. Il colpo perfetto, preciso in mezzo agli occhi, il rumore di un anguria che si rompe, la bambina accanto a lui con il grembiulino rosa a macchie rosse. Il cervello del piccolo bastardo stava ancora per meta dentro la scatola cranica scoppiata, sembrava un anguria, per davvero.

Un po' di cervello era finito nel panino alla mortadella della fidanzatina, magari era buono.

Ammazzare qualcuno non è qualcosa per cui serva pensare tanto, solo voi fate tante domande, voi timbrate il cartellino, io premo il grilletto.

L'ho fatto per trent'anni.

Ho ammazzato due persone al mese per trent'anni. più di setttecento persone, un piccolo paese di provincia ho ammazzato. Una montagna di avvocati, dirigenti d'azienda, piccoli mafiosi, bambini cattivi, ragazze infedeli.  


E oggi mi ammazzo io.
Oh, non certo perchè mi sento in colpa. Ammazzerei ancora, come al solito.
Come al solito, ecco il problema.
M'annoio, ecco la verità.

Ho regalato Mauser alla vicina, le ho detto che sarei partito per uno dei miei viaggi, e di tenerla lei, è una brava donna, non la manderà per strada.

Oggi, tanto per cambiare, m'ammazzo.

Giulio.

domenica 4 dicembre 2011

Don't try



Ehi tu.

Si proprio tu. Lo so che stai leggendo, testa di cazzo.

Ti ho visto scrivere l'altro giorno, sul tuo macbook, al bar. Scommetto che ti sentivi come Hemingway alle corride, un genio all'opera. Mancava solo un cartello.
Sono bravo a leggere nel pensiero della gente, vuoi che te lo dimostri? ma non sprecare il fiato, non me ne frega un cazzo di sapere quel che credi di volere, te lo dirò lo stesso.

Ti vedo seduto con il tuo macbook al tavolo del bar, sorseggiando un tè, quando ti senti come T,s, Elliot, o una birra a casa, da solo, quando ti senti più J, Fante. A volte ti vedo sul treno, mentre torni a casa, torni al tuo paesello dove sei acclamato come un genio da mandrie di mamme impazzite affamate di letteratura e Harmony.
E ti porti dietro la tua  moleskine, che solo dio sa che differenza ci sia tra una moleskine e un block notes. Immagino la stessa che pass a tra un Mac e un portatile.
Ti vedo scrivere sul tuo block notes e leggo di sguincio, anche se tu non te ne accorgi, tutte le stronzate che scrivi.
Scrivi poesie vedo,bravo! e nelle poesie parli di treni, di treni e viaggi. Che fantasia! un genio quasi! sei un fottuto genio della letteratura!
Ti guardo in faccia mentre scrivi tutto preso dalla tua grandeur letteraria, le labbra chiuse a buco-di-culo e le sopracciglia ben curate dall'estetista,  cerchi di mettere su carta quelle quattro stronzate che sono venute fuori dalla palude maleodorante del tuo cervello.
Ti guardo come si guarda una fogna, un topo o un cadavere putrescente. Va ancora peggio quando ti accorgi che ti stanno guardando, allora permetti di scrutare nella fogna ancora più a fondo.

Quando t'accorgi che qualcuno ti guarda corrucci la fronte, giochicchi con la penna arrotolandola tra indice e pollice, guardi fuori dalla finestra, cacci un bel sospiro e scrivi un altra parola, come se in quella pausa stessi pensando alla prossima riga da scrivere.
Invece stai pensando : " Ma quanto sono figo? Il treno, la mia moleskine sulle cosce, la penna. Oh cristo, la PENNA! cazzo sono uno scrittore, pure il tizio qua davanti mi guarda. Penserà che sto scrivendo.Penserà che sono un  genio, Magari vuole parlarmi"

Preferirei bere il vomito del mio gatto piuttosto.

Ti osservo con lo stesso interesse di un naturalista che scrosta una muffa da uno scoglio.

Certo cegli con cura le parole da inserire nel tuo manoscritto, scrivi uscio invece che porta, indossi calzature  per scarpe, e i tuoi racconti iniziano con una variante di: "era una notte buia e tempestosa".

Ma non ci provare con me. Potrai convincere quelle troiette delle tue amiche sedute adoranti attorno a te nelle letture pubbliche dei tuoi aborti, mentre sperano di rifarsi una verginità artistica dopo aver passato la vita a sfogliare Cioè prima e Cosmopolitan poi.
Potrai fregare i tuoi amici, infilandogli alla chetichella un po' del tuo letame sotto la porta.
Potrai anche fregare qualche editore ritardato che si fa impressionare dalla tua bella faccetta pulita.

Ma non me. Ho letto troppa merda, riconosco il tanfo anche senza assaggiarla.

Frequenti i corsi di scrittura creativa e l'estate scorsa sei andato ad un campus meraviglioso sul lago di Garda, dove avevi uno stand tutto per te per parlare delle differenza tra scapigliatura e beat generation.


Scommetto il mio stipendio che leggi il blog di Gamberetta, e ti convinci che scrittori si diventa. povero stronzo.

Non ci provare a impressionarmi, se non vuoi che ti prenda a calci nel culo.

Scendi dal treno e ti seguo. Ti vedo aprire la porta di casa tua, toglierti le scarpe per non sporcare e  abbandonare il block notes sul comodino fianco all'appendiabiti.

Sei irrecuperabile.

Si scrive sempre in un posto comodo.  nel ventre della madre, nella cuccia o nel proprio studio; non nella tana del lupo; non in treno. Ci si raccoglie e si lascia vagare e dispiegare la mente il tanto che basta, poi con un retino a trama sottile si riacchiappano r e si colano su carta.

Tu ti siedi sul divano e accendi la televisione.

Non ci provare.

Kurdt

Dedicato a tutti gli scribacchini del cazzo.

E, certo, quasi dimenticavo, ai poeti. sopratutto ai poeti.


sabato 3 dicembre 2011

Le unghie del gatto


Questo racconto è l'ideale continuazione di questo : "gli occhi del gatto"

Nota dell'autore: 

Questo racconto contiene fatti e luoghi che potrebbero ricordare fatti reali, non per questo avete il diritto di denunciarmi solo perchè credete che qualcuno dei vostri cari venga descritto bene da questi.

Oltretutto non è colpa mia se i vostri cari sono dei pezzi di merda.


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Quattro ruote slittano nel buio della notte, due mani si aggrappano al volante come fosse un talismano e lo girano, la macchina colpisce il guard rail e si solleva in aria compiendo due eleganti piroette, atterra in un campo coltivato e si ribalta ancora come un cestello di lavatrice per un paio di volte, si ferma contro un muretto di pietra, abbattendolo.

Silenzio. La macchina capovolta è ridotta ad un ammasso di rottami, la portiera anteriore si apre e cade a terra, ne esce una figura umana imponente che sostenendosi alla carrozzeria della macchina si avvicina al bagagliaio. L'uomo emette un gemito tentando di aprirlo, tira verso l'alto la maniglia, la ferraglia risponde con un clangore, l'uomo da un pugno alla carrozzeria facendola risuonare come un tamburo, poi si inarcua per il secondo tentativo, spinge, lo sportello si apre per metà. Dentro si vedono chiaramente le teste dei due passeggeri che viaggiavano con lui.
Sono incastrati, longheroni d'acciaio dividono le sedie posteriori dalle altre, rendendo l'abitacolo una gabbia.

“uscite cazzo, le porte davanti non funzionano”

I due a sentire questo si muovono, il tetto dell'auto è schiacciato, i finestrini sono esplosi inondando di cristallo gli interni, trappole mortali con vetri semisaltati attaccati alla cornice di metallo. Uno dei passeggeri allunga le braccia fino ad afferrare la sportello contorto del bagagliaio e se ne tira fuori passando attraverso lo stretto corridoio di ferraglia che lo separa dall'uscita, la faccia insanguinata illuminata dalle luci di posizione dell'auto ancora accese.

L'altro è troppo grasso per infilarsi nel passaggio tra i sedili posteriori e il bagagliaio, ha una gamba incastrata sotto un sedile saltato via. “tiratemi fuori cazzo, ho una gamba rotta” piagniucola.
“Ora ti aiuto” dice il magro, si avvicina al finestrino e butta giù a calci gli ultimi vetri rimasti ancora avvinghiati alla cornice, poi chiama il grassone incastrato : “esci da qui. C'è spazio”. Il grassone è spaventato a morte, “chiama i pompieri!” dice “ho la gamba incastrata, qualcosa mi blocca la caviglia” e l'altro :“il tuo culo grasso blocca le caviglie , dammi la mano che ti tiro fuori”.

Lui porge la mano, il magro puntella i piedi sulla portiera e da uno strattone, il grassone urla e esce dal finestrino come dentifricio dal tubetto.

Il pilota si allontana dalla macchina camminando verso la strada, arriva al punto in cui ha colpito il guard rail, supera una montagnola di terra e vi si arrampica, poi crolla a terra.
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In ospedale un dottore sta parlando ad una donna appoggiata alla parete del corridoio :
“ Purtroppo è deceduto signora. Mi spiace” e lo dice con voce calma di chi ha ripetuto spesso queste parole.
La madre si copre il viso con le mani e fa scivolare la schiena sulla parete fino al pavimento, piange.
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Stavo fuori a dar da mangiare alle galline quando suona il telefono, raccolgo la cornetta e dall'altra parte la voce di qualcuno che non ricordo di conoscere dice :

“ è morto Iuri macciccu, ha avuto un incidente ieri notte” La voce assomiglia a quella di un mio vecchio compagno di classe, ma non ne sono sicuro.
“Ma tu chi sei?” chiedo, la voce all'altro capo della cornetta ride e dice “Alessio” al che io dico “ah” .
“Vieni al funerale? È domani” non lo chiede con molta convinzione, Iuri non m'era mai piaciuto, lo sa.
“Non credo alè, non lo potevo vedere prima, ora che è morto ancora meno”
“Vieni lo stesso, la madre è disperata, quello stava sul cazzo quasi a tutti, pensa ad che tristezza un funerale vuoto. Vieni, poi andiamo a prenderci una birra.”
Non mi convince molto ma accetto, riattacco, esco fuori e continuo con le galline.

Al funerale non c'è molta gente, i vecchi compagni di classe delle medie stanno tutti ammassati assieme come un branco di pecore, le ragazze da una parte e i ragazzi dall'altra, come si conviene alla morale  di un paese.

Finita la funzione seguiamo sotto il solleone il carro da morto, la vecchia bidella della scuola si batte il petto e piange. Penso che è strano, l'ultima volta che l'ho vista parlare con Iuri lo stava picchiando con la scopa dopo averlo trovato a pisciare nel lavandino.

“Magari morissi!” gli aveva urlato, mentre lui scappava dalla finestra. Non aveva sbagliato poi di molto.
Un folto gruppo di donnette si era unito alla processione. Tutte con il costume nero tradizionale d'ordinanza che ricordava fossero vedove, e che soffrivano per questo.Nessun uomo avrebbe potuto avvicinarsi.
Il vestito nero avvisava che non c'era trippa per gatti.
Nessun gatto si sarebbe affacciato comunque.
Le beghine camminano come un plotone nazista a passo di marcia, il ritmo era :
due battute di petto, otto passi. Un gridolino di dolore, sedici passi. Due battute di petto otto passi. pianto e strilla, trentadue passi. Arrivo al cimitero, capelli strappati e scambio di segni di pace.
 Silenzio assoluto.
Dall'alcova alla fine del viale, il prete in piedi davanti alla bara bianca aveva iniziato ad arringare i semi-addolorati presenti :
“Fratelli e sorelle, volevo ricordare insieme a voi tutti uno dei nostri fratelli, un giovane abete appena sbocciato nel bosco del signore”
Il prete è sempre lo stesso da dieci anni, lo spostarono nella nostra parrocchia quando venne denunciato da alcuni chirichetti, un vecchio trucchetto cattolico.
“Lo ricordo ancora bambino quando serviva nella casa del signore, sorridendo e scherzando con i suoi compagni, molti dei quali vedo ancora qui, a piangerlo”

Io ero tra questi, non piangevo di certo. Ricordavo che il prete un giorno lo aveva trovato a lavarsi i capelli nell'acquasantiera prima della funzione. Lo aveva preso a calci nel culo così forte che il lunedì a scuola doveva spostare il peso da una chiappa all'altra come fosse stato punto dalle zecche.

E gesù disse : -che i bambini vengano a me, perchè loro è il regno dei cieli- volevo ricordare Iuri com'era, un bambino puro e semplice, volato nel regno dei cieli troppo presto, ma sicuramente ora libero dalle spoglie mortali, felice nell'abbraccio dell'eterno amore che come una termocoperta, tutto avvolge”

Secondo me invece sta bruciando all'inferno, con due diavoli a servizio completo e permanente tutti per lui; due diavoli che lo pungolano e lo spingono a calci nella pece bollente; due diavoli che gli pisciano lava ardente in bocca; due diavoli che gli infilano petardi nel culo. Questo meritava.

Alla mia sinistra sta Alessio, tiene le mani congiunte, tenta di non muoversi troppo, di non dare nell'occhio. Come me non entrava in chiesa da dieci anni, dopo la cresima.
“Ale, ma com'è stato l'incidente, come ha fatto ad uscire di strada?”

Il prete dice :“ Gli spiriti buoni sono sempre i benvenuti nel grande lions Club del signore”

Alessio si guarda attorno prima di rispondere.

“ E nessuna pecorella verrà lasciata sola quando verrà l'apocalisse,  fuoco e fiamme inceneriranno il lussuriosi e i malvagi ”

Poi si gira e dice : “stava correndo troppo, la cosa strana è che la macchina è uscita di strada sul retilineo della circonvallazione, non in  curva”.

Il prete dice “ le autostrade del signore sono infinite, ma il pedaggio a volte è un po' salato”

“Pare che un animale gli abbia attraversato la strada, ha tentato di schivarlo ed è uscito”

“che animale era?” chiedo

Il prete dice : “E il leone giacerà con l'agnello, ma l'agnello dormirà ben poco”

“Un gatto.” Dice .
               
                                                                Adoro i gatti.                                                                                                                                                            


Kurdt